SIAMO BRACCATI dalle tasse. Confesso di cominciare a provare un certo fastidio quando ricevo un avviso per andare a ritirare una raccomandata alle Poste. Il più delle volte, infatti, soprattutto in questo periodo, sono notifiche di imposte da pagare, scovate dall’Agenzia delle Entrate in qualche cassetto, tanto per raschiare il barile. Ma è difficile, per il contribuente, andare a ritrovare vecchie ricevute o venire a capo di cervellotici calcoli, così, anche se sembra di subire un sopruso, si china il capo e si paga senza sconti. Pensavi di avere risolto qualsiasi controversia con il Fisco, ma la burocrazia sembra avere una particolare attitudine ad incalzare le famiglie oneste, in particolare, le famiglie dei lavoratori dipendenti che denunciano tutto perché i loro redditi sono alla luce del sole.

SIAMO all’assurdo: da una parte l’evasione fiscale continua a viaggiare, in Italia, a ritmi folli (e nulla si fa, al di là dei solenni proclami, per cercare di debellare il fenomeno), dall’altra si avverte una specie di “fumus persecutionis” nei confronti dei soliti noti, che continuano a dover mettere mano al portafoglio, in un crescendo che sembra non finire mai. Nonostante “i gridi di dolore” alla Vittorio Emanuele II lanciati da più parti, la situazione non migliora e, alla fine, si rischia di ottenere un effetto controproducente perché, al di là della pressione fiscale che ha raggiunto in Italia livelli insostenibili, il giro di vite che prende di mira i contribuenti onesti finisce, quasi, per avallare, in molti cittadini, un atteggiamento di rigetto o di ingiustificata comprensione nei confronti degli evasori più o meno totali. Al di là dell’Imu, dell’Irpef, della Tares, dei prelievi sulle liquidazioni e di qualsiasi altro balzello possibile, ci sentiamo impotenti di fronte al Fisco: anche quando sai di avere ragione, nell’ormai continuo braccio di ferro, è certa la sconfitta. Davanti all’ennesima notifica, sei a un bivio: o ti avventuri nell’impervia strada del contenzioso fiscale, o, per quieto vivere, saldi subito il conto in attesa della prossima, inevitabile richiesta. Il più delle volte, scegli la seconda opzione: cornuto e mazziato, dunque, in un sol colpo. Soprattutto in tempi di recessione, non abbiamo bisogno di uno Stato vessatorio: gli italiani debbono essere, piuttosto, sostenuti, sulla via della svolta economica, con tutte quelle misure che possono incentivare l’attività economica e i consumi. Abbiamo già visto, durante il governo Monti, che è stato un micidiale “boomerang” limitarsi alla “fase uno”, quella dei tagli alla spesa pubblica e dell’aumento del gettito fiscale, senza poi passare alla “fase due” che aiuta imprese e famiglie ad investire sulla ripresa. È il momento degli aiuti e delle detrazioni fiscali, ma è, soprattutto, giunta l’ora di un cambio di mentalità: gli italiani hanno assoluta necessità di poter, finalmente, contare su un Fisco giusto ed equo. Un Fisco che sia efficiente, senza dover essere poliziesco solo con gli onesti. Da troppo tempo, ormai, stiamo, invece, combattendo contro i mulini a vento della macchina fiscale dei due pesi e delle due misure. Ci siamo stufati di essere costretti ad ammettere che, in questa benedetta Italia, i furbetti, stringi stringi, hanno sempre ragione.
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