COMINCIA la settimana calda del “countdown” di Expo 2015 perché, a giorni, Milano supererà l’asticella di “meno un anno” alla fatidica inaugurazione. Dopo tante polemiche, lotte intestine, manovre poco chiare e tanti ritardi, siamo arrivati alla volata decisiva prima del grande traguardo. Vorrei che il governatore Maroni e il commissario Sala assomigliassero tanto a due dimenticati campioni del pedale della mia infanzia, il belga Rick Van Looy e il francese André Darrigade, che vincevano sempre quando, al Giro d’Italia o al Tour de France, il gruppo si presentava compatto allo sprint finale. Insomma, anche se non possiamo più andare in fuga per cercare il successo solitario, possiamo ancora giocarcela in questi dodici mesi. Troppo ottimista? Non direi perché la mia fiducia è supportata dai numeri. “Il Giorno” ha, infatti, commissionato alla società Demoskopea un secondo sondaggio per tastare il “sentiment” degli italiani sulla manifestazione

I DATI completi dell’indagine saranno pubblicati in esclusiva martedì prossimo, ma, da un primo sommario esame, è già evidente che gli interpellati si dimostrano, adesso, molto più fiduciosi sugli effetti positivi, anche indiretti, dell’Esposizione Universale.
Se, infatti, nel dicembre scorso, il 54 per cento del campione riteneva che dall’Expo potessero scaturire risultati lusinghieri per l’Italia, oggi la percentuale è salita al 61, mentre una quota minima (il 6) si dimostra ancora pessimista. Otto italiani su dieci ritengono, poi, che la grande kermesse promuoverà il made in Italy nel mondo oltre a portare in Lombardia (e non solo) milioni di visitatori.

TUTTI GLI INDICATORI sono in crescita rispetto al sondaggio di quattro mesi fa, tranne uno che dovrebbe far riflettere gli addetti ai lavori: è aumentato del 5 per cento il gruppo degli “Exposcettici”, cioè di coloro che nutrono più di un dubbio sul corretto utilizzo dei denari pubblici. Gli ultimi sviluppi della vicenda di Infrastrutture lombarde hanno fatto scattare qualche campanello d’allarme nell’opinione pubblica: in effetti, è proprio questo il punto più delicato da superare da qui al 1° maggio 2015 e gli uomini di Expo dovranno rendere assolutamente trasparente l’intera fase di avvicinamento all’inaugurazione.

L’OPERAZIONE “appalti puliti” ha la priorità assoluta su tutto il resto, anche sulla necessità di rispettare la tabella di marcia dei lavori e, quando è necessario, di bruciare le tappe per recuperare il tempo perduto. Ne va del buon nome di Milano e del Paese intero: perché, altrimenti, non riusciremo più a scrollarci di dosso quell’odiosa equazione, italiani=mafiosi, che, da secoli, ci penalizza in modo assurdo. Meglio un padiglione in meno che un padiglione in più, ma tutto pulito e alla luce del sole.