È una vita che il nostro giornale combatte contro i mulini a vento dell’evasione fiscale, perché siamo convinti che la piaga dei soliti furbi delle tasse stia affondando l’Italia. C’è, però, modo e modo per condurre la battaglia: denuncia sì, scandalismo no. Le forzature con cui è stata, invece, data in pasto all’opinione pubblica la lista Falciani, cioè l’elenco degli italiani con conti correnti in Svizzera, hanno sollevato qualche dubbio. È il caso di Giorgio Stracquadanio, già deputato del centrodestra, scomparso l’anno scorso. In questi giorni, abbiamo visto la sua foto pubblicata, in rilievo, su diversi quotidiani senza alcuna “pietas” nei confronti di un uomo che non c’è più.

È vero che la cifra depositata nella banca elvetica era molto elevata (sarebbe stata l’eredità della mamma dell’ex parlamentare), ma un maggiore approfondimento non avrebbe guastato. Anche perché poi si scopre, secondo le dichiarazioni della sorella di Stracquadanio, che quel tesoretto era stato, in qualche modo, regolarizzato con il ricorso allo scudo fiscale del 2009. Tutto è stato messo a posto, dice la sorella sgomenta, tra il 2010 e il 2012 ed è stata pure «pagata una bella cifra». A prescindere, comunque, da eventuali responsabilità, tutte da provare, non appare molto giustificato l’accanimento verso una persona che non può più rispondere. O forse merita una “damnatio memoriae” per l’eternità?
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