Entra Papa esce Papa

BASTA LEGGERE il suo motto episcopale per comprendere l’animo di Angelo Scola, cardinale di Milano, tra i favoriti nella corsa al soglio di Pietro: “Sufficit gratia tua”, “Basta la tua grazia”. Sono parole di San Paolo che esprimono la serena convinzione che Cristo è in tutte le cose e quindi anche al centro della vita […]

BASTA LEGGERE il suo motto episcopale per comprendere l’animo di Angelo Scola, cardinale di Milano, tra i favoriti nella corsa al soglio di Pietro: “Sufficit gratia tua”, “Basta la tua grazia”. Sono parole di San Paolo che esprimono la serena convinzione che Cristo è in tutte le cose e quindi anche al centro della vita di ciascuno di noi. Una fede profonda, quella dell’uomo in porpora (in tutti i sensi: da ragazzino, era anche pel di carota) che sa, però, realizzarsi nella pratica quotidiana. Non è un caso che l’arcivescovo sia nato a Malgrate, nel Lecchese – il padre era un camionista di fede socialista e la mamma una cattolica fervente -, una terra che ospita gente concreta, essenziale, gente “di montagna e di lago”. In tal senso, Scola – che ho apprezzato, tempo fa, ad un seminario di parlamentari di tutti gli schieramenti – riesce sempre a sorprenderti, perché sa presentarsi con un duplice aspetto: è filosofo, ma anche parroco; è burbero, ma pure profondamente buono, parla alle anime semplici con il linguaggio del cuore, ma è anche un erudito che incanta nei suoi viaggi attraverso le università di mezza Europa.

È VERO che chi entra Papa in conclave (ricordiamolo: comincia martedì), ne esce, spesso, cardinale, nel senso che la fumata bianca difficilmente premia i favoriti, ma, oggi, ci sono molti fattori che indicano la strada di Milano. C’è, innanzitutto, un discorso di pugno di ferro, magari vellutato, necessario per gestire la Curia romana, quella stessa Curia che ha finito per debilitare una persona buona come Ratzinger: in questo momento, un italiano di mano ferma, capace di destreggiarsi nelle segrete stanze del Vaticano, è la persona giusta per superare la confusione che regna sovrana tra i porporati. Sua Eminenza, che non è più giovane, ma ancora ben saldo, a differenza del vecchio Papa che sta oggi a Castel Gandolfo, è in grado di gestire le situazioni più difficili, come testimonia, del resto, il suo curriculum episcopale: prima vescovo, in un territorio allora povero come quello di Grosseto, poi a Venezia, sotto San Marco – che, a livello culturale, è al “top”, tanto da dare alla Chiesa due Papi negli ultimi 55 anni -, infine alla guida della più grande diocesi del mondo, quella di Milano, che, con 1107 parrocchie e cinque milioni di anime, ha ugualmente espresso due Pontefici in tempi non remoti.

ECCO PERCHÉ Angelo Scola potrebbe essere davvero il nuovo vicario di Cristo dopo l’ “emerito” costretto a dare “forfait” come non è mai accaduto negli ultimi secoli. Sembra quasi che l’arcivescovo della Chiesa ambrosiana sia stato indicato da Benedetto come suo successore per ricevere le chiavi di Pietro: l’ultimo viaggio pastorale in Italia di Ratzinger è stato proprio in Lombardia, nell’estate del 2012. Molti hanno visto, in quella visita, quasi la volontà, magari inconfessata, del Pontefice tedesco di passare il testimone ad uno dei suoi prediletti. In fin dei conti, come mi confida un vescovo, entrambi sono uomini di profonda cultura, anche se con una differenza sostanziale: Ratzinger è più professore, abituato, cioè, a studiare e ad insegnare, “don” Angelo, è, piuttosto, un promotore di cultura, in grado, quindi, di andare oltre la semplice erudizione e di trasmetterla, con uguale intensità, agli altri. Capace, quindi, di guidare il gregge di Dio. Ma, soprattutto, il collegio dei cardinali.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net