A VOLTE RITORNANO. Alcuni protagonisti della storica Tangentopoli animano la bufera giudiziaria abbattutasi, in questi giorni, su Milano, vent’anni dopo. Da Greganti, il famoso compagno G, a Frigerio, nulla sembra cambiato tra Prima e Seconda Repubblica, anche se tanta acqua è passata sotto i ponti. Eppure, ci sono grandi differenze tra il tintinnar di manette d’allora e quello di questi giorni. C’è, innanzitutto, una “reiterazione del reato”: se nel 1992 poteva anche essere considerata una conseguenza dello strapotere dei partiti, adesso appare diabolico il fatto che si perseveri. Non solo: se quattro lustri fa il giro di mazzette faceva parte di un sistema, nel senso che i soldi andavano a tutti i partiti, secondo partizioni legate al peso degli stessi, ora quel fiume di denaro sembra passare direttamente nelle tasche dei singoli, presunti tangentari. Venti anni fa c’erano comunisti, democristiani o socialisti, ora ci sono cooperative rosse, cooperative bianche, imprenditori privati e manager pubblici.

SEMPRE DI MALAFFARE si tratta, ma nel 2014 è anche peggio, perché è caduto completamente l’alibi di rubare per un ideale, per portare linfa vitale al proprio partito. C’è pure un’ulteriore aggravante: con queste mazzette, si sta mettendo a rischio la riuscita dell’Expo, vale a dire della più grande manifestazione internazionale che l’Italia organizza dalle Olimpiadi di Roma del 1960. Stiamo lavorando per presentare al mondo un bel biglietto da visita, ma, con gli ultimi sviluppi, rischiamo di fare l’ennesima figuraccia di paese corrotto, spettatore dei peggiori intrallazzi.
È vero che, come negli anni Novanta, si avverte molto sensazionalismo attorno alle ultime vicende e tutto dovrà essere verificato dai procedimenti giudiziari, ma le premesse per un nuovo capitolo oscuro dell’Italia ci sono già. A mio parere, l’ultima raffica di arresti eccellenti non dovrebbe scrivere la fine della Seconda Repubblica, ma, comunque, regala tanti argomenti ai grillini in vista delle elezioni del 25 maggio.

IL “POOL” DI MANI PULITE, eroi senza macchia e senza paura nell’immaginario popolare di quei giorni, decapitò la classe politica d’allora, mentre oggi la magistratura sembra, invece, divisa al suo interno, piuttosto arroccata nel difendere lo “statu quo” della categoria dai tentativi di riformare la giustizia sostenuti non più dal solito Berlusconi, ma dagli innovatori del Pd che chiedono risposte rapide, al passo coi tempi.
Non è un caso che, secondo molti dietrologi, il giovedì degli arresti, tra Milano e Roma, con le plateali manette all’ex ministro Scajola, si risolverà in un ulteriore “handicap” per il governo e per chi lo sostiene, proprio a pochi giorni dal voto europeo. Mi vengono in mente le battaglie di Montanelli, vent’anni fa, con la campagna “Alza la Voce!”, a favore della moralizzazione della vita pubblica: tante crociate che non sono servite proprio a nulla.  La mamma dei tangentari, in Italia, è sempre, purtroppo, incinta.
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