IL TWEET quotidiano di Enrico Letta è un tripudio di ottimismo, un cinguettìo di primavera. Dopo i dati forniti dai soliti artigiani di Mestre (meriterebbero un monumento…) che certificano un calo delle tasse, con il taglio-record di 15 euro per un operaio single, il premier si abbandona ad un’euforica ondata di fiducia per il 2014. “Beato lui!”, verrebbe da dirgli, considerando che, in giro, vedo ben pochi italiani che sprizzano felicità in questo fine d’anno miserello.

TRA LE IMPOSTE che ci dissanguano, nonostante l’abolizione della seconda rata dell’Imu sulla prima casa, il maltempo che imperversa mettendo “out” persino Cortina, la ripresa che c’è ma non si vede, il prossimo Capodanno sembra, piuttosto, un bollettino di guerra. Non capisco proprio come Letta, che non è certo un allegrone (ricordo di averlo “moderato”, anni fa, a un dibattito in Romagna: la tristezza in persona), sia oggi così effervescente. Credo che la poltrona di Palazzo Chigi possa dare un po’ di carica a chiunque, ma mi sembra che il presidente del Consiglio viva in un altro mondo rispetto alle persone normali. C’e poco da galvanizzarsi se persino il segretario del suo partito, Matteo Renzi, ieri gli ha fatto le pulci aggiungendo che non è amico suo e neppure di Alfano. Se posso esprimere un desiderio per il 2014, vorrei essere, almeno per un giorno, un artigiano di Mestre e poter confermare, così, che le tasse sono davvero diminuite alla faccia di chi parla male di Letta. Piove, governo ladro!
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