SI TORNA a parlare di Rai. Quando il mare s’ingrossa e le onde della polemica politica increspano l’apparente calma piatta di Roma, ecco che l’ente radiotelevisivo pubblico torna al centro degli appetiti dei tanti che affollano il Palazzo. Questa volta si è cercato di mettere ancora più le mani su Viale Mazzini facendo, paradossalmente, finta di annullare l’odiosa ingerenza dei partiti. La prima bozza della riforma presentata dal governo finiva, in effetti, per sostituire un certo, pur discutibile, pluralismo politico, esercitato attraverso il Parlamento e la Commissione bicamerale di Vigilanza, con una ingerenza più forte dell’esecutivo in carica tramite la nomina diretta di un amministratore delegato con pieni poteri. Adesso, dopo l’approvazione, nella commissione Lavori Pubblici di Palazzo Madama, dell’emendamento Gasparri – che introduce un presidente di garanzia, designato con il gradimento dei due terzi dei voti della Vigilanza, e un ruolo di controllo al consiglio d’amministrazione -, il testo elaborato appare più equilibrato.

Per una ragione molto semplice: riesce a coniugare l’indubbia necessità di varare una governance più forte con la condizione che tutte le forze politiche del Paese abbiano la possibilità di far sentire la propria voce.
Ora la parola passa all’aula del Senato che avvierà, nei prossimi giorni, la discussione della riformina nel tentativo di concludere entro settembre anche perché l’attuale vertice è già in regime di “prorogatio”. Nel caso l’iter dovesse allungarsi, si ricorrerà alla vecchia legge Gasparri che si differenzia dal nuovo progetto per il numero dei consiglieri (nove anziché sette) e le competenze decisionali dell’amministratore delegato.

Una volta risolta la questione, ci auguriamo si parli seriamente di contenuti dei programmi, a cominciare dai talk-show, e di indispensabili innovazioni, come, ad esempio, la maggiore integrazione tra televisione ed Internet, in modo da proiettare finalmente la Rai verso il futuro. Un ente, cioè, ancora pubblico, ma che comincia a reggersi sulle proprie gambe attraverso una maggiore competitività delle reti e degli show mandati in onda, capace di aprire anche una grande offensiva contro la fortissima evasione del canone annuale. Solo uno Stato europeo ci batteva su questo fronte. Il suo nome, con gli attuali chiari di luna, è tutto un programma: la Grecia.
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