CHI MEGLIO di un professionista della politica come Pino Pisicchio, presidente del Gruppo Misto alla Camera, può parlare delle miserie della Casta? Sull’argomento, ha scritto un bel saggio, “I dilettanti” (Guerini e Associati): il “pamphlet” cerca di individuare i caratteri salienti del “nuovo” che, vent’anni dopo l’avvento di un altro “nuovo”, Berlusconi, ha preso in mano le leve del potere. Già quattro lustri fa, ai tempi di Tangentopoli, l’odio e la rabbia contro i politici raggiunsero punte record e, a lanciare l’offensiva finale, furono intellettuali, come Gianfranco Miglio, Gianni Vattimo e Saverio Vertone che, poi, ironia della sorte, entrarono, tutti, a far parte di quell’“establishment” così pubblicamente osteggiato. Ora, come un pendolo che va su e giù, siamo daccapo con i tanti anatemi. Secondo Pisicchio, con un’aggravante rispetto al passato: se negli anni Novanta, il fuoco di sbarramento si concentrava sull’inaffidabilità morale dei parlamentari, adesso salta agli occhi anche l’incompetenza dei nostri rappresentanti che finiscono per essere considerati solo un inutile costo per il Paese. E l’assenteismo-record dei votanti alle ultime Regionali ed Amministrative diventa la prova del nove dell’antipolitica dilagante. Più che mai, oggi, chi tocca i fili del comando muore. Ecco perché uno come Renzi, il prototipo del boy-scout secondo Pisicchio che non lo considera affatto un dilettante a differenza di molti suoi coetanei, ha finito per dilapidare tanti consensi in poco più di dodici mesi. A ben guardare, la massima andreottiana, “il potere logora chi non ce l’ha”, risale davvero all’età paleolitica. Il più furbo di tutti resta, così, Beppe Grillo: lui sì che si tiene doverosamente alla larga dalle stanze del Palazzo … Meglio continuare a urlare da fuori, piuttosto che farsi bruciare da quella opinione pubblica che tu hai aizzato e che, ormai, è quasi impossibile saziare. [email protected]