UN AMICO MEDICO, che sarebbe stato altrettanto bravo come giornalista, ha ribattezzato l’Alitalia, dopo l’ennesima disavventura per prenotare un volo, “Dead company walking”, rifacendosi ai condannati a morte americani che compiono l’ultimo tragitto a piedi prima di salire sul patibolo. Toccando ovviamente ferro, visto che parliamo di aerei, credo che abbia un po’ ragione: stanno venendo al pettine gli anni della mala gestione, con una compagnia che non ha tenuto il passo nei confronti della concorrenza per responsabilità di manager spesso inefficienti e di un personale iper-garantito, come ai tempi in cui l’azienda era pubblica. Se è stato un errore del governo Berlusconi non cederla in blocco ad Air France – in nome di un’italianità che, in economia, non esiste più -, appare ancora più grave ricorrere adesso all’aiuto di enti, come le Poste Italiane, tornati in carreggiata dopo robuste iniezioni di denaro pubblico.

INSOMMA, a pagare, in un modo o nell’altro, sono gli italiani che ottengono, in cambio, servizi non sempre all’altezza. Siamo all’assurdo: oggi, per sperare che Alitalia continui a volare, preghiamo a mani giunte Air France perché partecipi all’aumento di capitale. Proprio quei transalpini che avevamo, in pratica, respinto affidando loro un ruolo secondario nell’azionariato della compagnia di bandiera. E se, all’indomani delle decisioni sulla ricapitalizzazione, i francesi sollevano qualche dubbio sulla bontà dell’operazione, ecco che tutti i nostri strateghi se la fanno sotto come fossero nel centro di una turbolenza.

È EVIDENTE che la crisi dell’Alitalia parte da lontano. Da quando, cioè, faceva parte dell’Iri e dell’insano mondo delle Partecipazioni statali che tanto hanno contribuito alla crescita esponenziale del nostro debito pubblico. Ma anche con la privatizzazione della compagnia nulla è cambiato, anzi. Ora, con l’acqua alla gola, ci “raccomandiamo” alle Poste.

MA NON BASTA. Ieri il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha dichiarato che l’aumento di capitale deliberato dal consiglio di amministrazione va “nella direzione auspicata dal governo che non ha mai ipotizzato aiuti di Stato ad Alitalia”. Da quando le Poste sono diventate gli alfieri del capitale privato? Non ci saranno aiuti diretti, ma ci troviamo, sempre, davanti a qualche “éscamotage”. Dopo avere letto l’intervento del ministro, qualcosa, lo confesso, mi sfugge: gli chiedo, pertanto, di chiarirmi, in qualche modo, le idee. Noi aspettiamo qua. A terra.
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