Corridoni, eroe di 100 anni fa

«MORIRÒ in una buca, contro una roccia o nella corsa di un assalto ma, se potrò, cadrò con la fronte verso il nemico, come per andare più avanti ancora». Chi pronunciò questa frase, poco prima della sua fine in guerra, è stato il sindacalista socialista Filippo Corridoni, protagonista della settimana rossa del 1914 a Milano, […]

«MORIRÒ in una buca, contro una roccia o nella corsa di un assalto ma, se potrò, cadrò con la fronte verso il nemico, come per andare più avanti ancora». Chi pronunciò questa frase, poco prima della sua fine in guerra, è stato il sindacalista socialista Filippo Corridoni, protagonista della settimana rossa del 1914 a Milano, che cadde per mano del nemico nella desolazione dell’altopiano di Trieste proprio cento anni fa, il 23 ottobre del 1915.

Strano Paese il nostro: dedichiamo fiumi d’inchiostro per personaggi che meriterebbero ben poca attenzione, e ci dimentichiamo di uomini come questo marchigiano che, a un certo punto, sposò la causa della Patria senza peraltro approdare nelle file del nazionalismo. È vero, nella battaglia a favore dell’Italia in guerra, fu compagno di viaggio di un ex socialista, Benito Mussolini, ma le loro strade, politicamente parlando, sarebbero state diverse se Corridoni non fosse stato ucciso così giovane sotto il fuoco austriaco. Eppure le parole del futuro duce sono illuminanti sull’amico caduto nella Grande Guerra: «Egli era un nomade della vita, un pellegrino che portava nella sua bisaccia poco pane e moltissimi sogni».

Tanti sogni, quelli del sindacalista, che, oggi più di un secolo fa, dovrebbero indicare la strada giusta ad un Paese che sta, invece, andando sempre più a zig-zag. Come rileva lo storico romagnolo Giovanni Tassani, Filippo, che era internazionalista, aveva sposato la causa dell’Italia libera dal giogo straniero senza, però approdare ad alcun nazionalismo: la sua patria restava quella di Mazzini. In molte città, potrete trovare la via Filippo Corridoni. Vorrei capire quanti giovani sanno oggi chi fosse mai stato costui: un eroe.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net