L’OFFESA più soft è stata “ebetino”, la più pesante “assassino”, passando da confronti inopportuni come quello con Hitler, citato più volte: la campagna delle Europee 2014 è stata certamente una delle peggiori mai andate in onda su questi schermi. Comunque andrà a finire tra Renzi e Grillo, con il centrodestra relegato al ruolo di terzo incomodo, è stata un’occasione mancata per affrontare i veri temi sul tappeto che gravano come macigni sul futuro italiano e continentale. A cominciare, ovviamente, dai problemi economici che ci fanno perdere il sonno. Proprio l’altro giorno, ho recuperato alcune “slides”, di fonte bancaria e non renziana, che offrono un’immagine nitida del declino europeo.

DUNQUE, se nel 1990 l’Europa rappresentava il 35,2 per cento, più di un terzo del totale, del Prodotto interno lordo a livello mondiale, alla fine del 2013, tale quota era scesa di quasi dieci punti percentuali, il 25,6, quasi una Waterloo. Anche l’America del Nord ha perso qualcosa, ma ben poco rispetto a noi, passando dal 23,2 al 21,3. Le tigri asiatiche, senza il Giappone indebolito, hanno, invece, fatto la parte del leone, salendo dal 17,6 al 29,2 per cento. Lo scenario si è, insomma, capovolto nel giro di quindici anni: noi europei, tedeschi compresi, continuiamo a considerarci al centro del mondo, ma abbiamo, ormai, lasciato lo scettro dell’economia ad altri e non ce ne siamo neppure accorti. Un esempio? Le classifiche dei grandi gruppi bancari: nel 1991, in mezzo a tanti colossi giapponesi, quattro nei primi cinque posti, c’erano la tedesca Db (terza) e l’inglese Barclays (settima). Nella classifica dell’anno scorso, invece, dominano la scena gli americani e i cinesi, mentre, dell’area euro, ci sono soltanto la spagnola Santander (undicesima), l’irlandese Allied Irish Bank (dodicesima) e la francese Paribas (tredicesima). Nessuna banca tedesca nelle prime venti, per non parlare delle italiane. In compenso ci sono quattro istituti di credito di Pechino e dintorni.

DOVREBBERO essere proprio questi numeri a farci aprire gli occhi sui reali problemi del Vecchio Continente, che non sono solo italiani. Nessuno ce l’ha potuto, o voluto, spiegare in questa brutta campagna elettorale, così andremo, oggi, alle urne con le idee assolutamente confuse, inseguendo specchietti per le allodole. Mi è capitato di partecipare, l’altra sera, ad una cena tra amici e tutti si interrogavano, l’un l’altro, per decidere dove mettere la crocetta, cambiando idea ogni dieci minuti. C’erano persone di centrodestra che, a tavola, dichiaravano di votare Renzi per arginare il “pericolo Grillo”, altri di centrosinistra che si sono detti pronti a passare all’ala moderata, per tenere in piedi il sistema bipolare. Per non parlare di alcuni imprenditori ex berlusconiani che mi hanno confessato in un orecchio di voler puntare sull’ex comico ligure.
Alla cena mancavano alcuni invitati che, influenzati, si sono preparati un alibi per sfuggire alla cabina elettorale. Da quando ho cominciato a entrare nel seggio, un secolo fa, non ho, insomma, mai visto tanta incertezza e una simile confusione alle urne. Sono certo solo di una cosa: si voterà, comunque, male, qualunque sia la scelta effettuata alla fine.
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