Con la testa in giù come Bombacci

Mi capita spesso di passare da Piazzale Loreto, a Milano, per raggiungere la redazione del “Giorno”. E ogni volta che l’attraverso, mi viene in mente Nicola Bombacci, il rivoluzionario “rosso” romagnolo, compagno del giovane Mussolini socialista. Fondò il Partito Comunista a Livorno, nel 1921, e divenne anche plenipotenziario di Lenin nel nostro Paese. In seguito […]

Mi capita spesso di passare da Piazzale Loreto, a Milano, per raggiungere la redazione del “Giorno”. E ogni volta che l’attraverso, mi viene in mente Nicola Bombacci, il rivoluzionario “rosso” romagnolo, compagno del giovane Mussolini socialista. Fondò il Partito Comunista a Livorno, nel 1921, e divenne anche plenipotenziario di Lenin nel nostro Paese. In seguito l’ex seminarista si allontanò dai vertici del Pc d’Italia per avvicinarsi a Benito, tanto che il duce gli consentì di pubblicare l’unico giornale un po’ eretico del Ventennio (“La Verità”).

Più tardi, Nicolino, tra il visionario e l’ingenuo, si ritrovò con l’antico compagno di fede, durante la Repubblica di Salò, perché credeva di poter attuare le vecchie idee collettivistiche. Finì appeso con la testa in giù a Piazzale Loreto accanto a Benito. Mi viene spontaneo confrontare Bombacci, definito “supertraditore” da Pietro Longo, con coloro che oggi hanno osato voltare le spalle a Beppe Grillo, in primis la senatrice Adele Gambaro: quando appenderanno anche lei a Piazzale Loreto?