SONO già trascorsi alcuni mesi, ma, finalmente, è cominciato il conto alla rovescia sul Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro che è un vero spreco di Stato. La notizia è, per noi, molto positiva perché è stato proprio il “QN-Il Giorno” a sollevare il caso con alcune inchieste giornalistiche, come ha, correttamente, riconosciuto, sabato scorso, il quotidiano “Libero”. Il procuratore della Corte dei Conti del Lazio ha, infatti, delegato le indagini alla polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma per accertare eventuali irregolarità nella gestione della “terza Camera”. Anche la Ragioneria dello Stato ha, nel frattempo, sollevato diverse eccezioni, a cominciare dal modo con cui vengono scelti i componenti del collegio dei revisori dei conti che sono consiglieri del Cnel, cioè rappresentanti di coloro che dovrebbero essere controllati.

RIASSUMO le cifre di un vero sperpero di Stato. Innanzittutto i costi: ciascuno dei 65 consiglieri (prima erano di più), che si riuniscono undici volte l’anno (un giorno al mese, tranne agosto che è, rigorosamente, dedicato alle ferie), percepisce, come indennità, nonostante i tagli già apportati dopo i nostri articoli, qualcosa come 2.700 euro al mese, più eventuali spese di trasferta. Saranno anche lorde, ma ogni puntata di ciascun consigliere a Roma ci costa salata. Per fare, poi, cosa? Il Cnel dovrebbe, soprattutto, supportare il Parlamento in materia di leggi sul lavoro, ma, in pratica, molte delle varie ricerche in materia sono, poi, affidate all’esterno, con ulteriore aggravio di costi, senza, per giunta, passare attraverso le normali gare d’asta.

Se è vero che nel Cnel, presieduto dall’ex ministro Antonio Marzano, ci sono tanti sindacalisti, imprenditori e banchieri, mi chiedo a cosa servano i docenti universitari che fanno parte del Consiglio. Non fanno neppure in tempo a scaldare la sedia perché, come abbiamo visto, si ritrovano “semel in mese”. Per non parlare dei 20-25 funzionari laureati in economia o statistica. L’anno scorso dal Cnel ci fecero sapere che avevano, comunque, restituito allo Stato 3,5 milioni di euro, la classica foglia di fico. E tutti gli altri quattrini? Mi auguro, a questo punto, che il prossimo Parlamento pensi davvero a voltare pagina con una legge costituzionale che abolisca il Consiglio. O, almeno, che venga sottoposto ad una drastica cura dimagrante. A proprie spese.
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