Ci vorrebbe un altro Totò

“CCÀ NISCIUNO È FESSO”, diceva il grande Totò. Chissà cosa avrebbe esclamato il principe napoletano, se fosse ancora vivo, guardando l’Italia di oggi. Mi sembra, infatti, che gli inquilini di palazzo Chigi, negli ultimi anni, abbiano pensato, spesso e volentieri, che noi siamo un po’ fessi. Prendiamo il caso delle tasse. Ieri, a Milano, Berlusconi, la Gelmini e i fedelissimi dell’ex Cavaliere, sono giustamente scesi in campo nel “No tax […]

“CCÀ NISCIUNO È FESSO”, diceva il grande Totò. Chissà cosa avrebbe esclamato il principe napoletano, se fosse ancora vivo, guardando l’Italia di oggi. Mi sembra, infatti, che gli inquilini di palazzo Chigi, negli ultimi anni, abbiano pensato, spesso e volentieri, che noi siamo un po’ fessi. Prendiamo il caso delle tasse. Ieri, a Milano, Berlusconi, la Gelmini e i fedelissimi dell’ex Cavaliere, sono giustamente scesi in campo nel “No tax day” dimenticandosi, però, che neppure il centrodestra scherzava, anche se non a questi livelli, quando era al governo. È vero, in questi anni, la crisi economica non ha concesso tregua e il macigno del debito pubblico ci ha schiacciato sempre più, assieme ai “diktat” impostici da un’Europa asfissiante con la camicia di forza dell’euro che ci opprime. Trovo, però, una mezza presa in giro il fatto che ci si riempia la bocca con gli 80 euro in più al mese in busta-paga, quando, sull’altro piatto della bilancia, quest’anno, la Tasi è aumentata dello 0,8 per mille su tutti gli immobili e non è stato fissato alcun tetto all’imposta sui rifiuti. Non solo: la tassazione sul risparmio (compresi i conti corrente e i depositi postali) è salita dal 20 al 26 per cento e quella sui fondi pensione è cresciuta dall’11 al 20 per cento.

 SONO STATE, poi, penalizzate particolarmente le fasce medio-alte, con la riduzione delle detrazioni Irpef per i redditi superiori a 55mila euro l’anno. Last but non least, è salito pure il prezzo della benzina, nonostante gli ultimi cali delle quotazioni internazionali del petrolio. Nella manifestazione milanese di ieri è stato fatto un calcolo che, tra rincari della super dei mesi scorsi e ulteriori stangate dell’Iva, il signor Rossi deve sborsare 842 euro in più l’anno, praticamente la stessa cifra che i vincitori della lotteria degli 80 euro hanno incassato per tutto il 2014. Se gli italiani che hanno ancora un posto di lavoro, con i chiari di luna di una disoccupazione dilagante, sono stati ugualmente penalizzati nonostante il bonus, non appaiono tanto sostenute neppure le imprese che dovrebbero, invece, essere ancora più agevolate nel reclutamento soprattutto tra i giovani: sono state, in effetti, ampliate le categorie delle aziende soggette all’Irap, a dispetto della battaglia portata avanti dalla Confindustria di Squinzi. E neppure il commercio ha ottenuto qualche sgravio particolarmente significativo, anzi, sono schizzate in alto le aliquote sui canoni di locazione dei negozi. Per non parlare della tassazione sugli immobili (oltre 30 miliardi di gettito). E allora? A parole, siamo tutti bravi a promettere mari e monti, ma, in concreto, di questo passo non ci resterà neppure la pianura padana. Ci vorrebbe davvero un nuovo Totò, magari meneghino, che, con inflessione lombarda, dicesse: Ccà nisciuno è fesso.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net