Chi varca il Rubicone?

NEL MIO PICCOLO, ho anch’io varcato il Rubicone. Non ho preso alcuna decisione storica, ma, più semplicemente, ieri sera, ho sostenuto, in un processo pubblico, le ragioni del vero Rubicone, quello di Savignano, in Romagna, il luogo dove Giulio Cesare trasse il dado, nel 49 a.C., nella sua marcia vittoriosa verso Roma. Non mi dilungherò, […]

NEL MIO PICCOLO, ho anch’io varcato il Rubicone. Non ho preso alcuna decisione storica, ma, più semplicemente, ieri sera, ho sostenuto, in un processo pubblico, le ragioni del vero Rubicone, quello di Savignano, in Romagna, il luogo dove Giulio Cesare trasse il dado, nel 49 a.C., nella sua marcia vittoriosa verso Roma. Non mi dilungherò, adesso, sulle ragioni che mi hanno spinto a sostenere che era proprio quello il vero Rubicone, rispetto agli avvocati che hanno portato avanti le buone ragioni di altri due corsi d’acqua attigui, il riminese Uso e il cesenate Pisciatello. Detto tra noi, vi sembra mai possibile che il grande Cesare abbia pronunciato una delle frasi più memorabili della storia, “Alea iacta est”, varcando proprio il Pisciatello?

A MARGINE del goliardico processo di San Mauro Pascoli – che ha attirato anche l’attenzione della stampa inglese: persino l’aristocratico “Times” se ne è occupato -, mi limiterò ad osservare che il padre moderno della Romagna, nonché riminese doc, Federico Fellini, nel film autobiografico “Roma”, che precedette il più famoso “Amarcord”, riconobbe che il vero Rubicone, dove passò il divin Giulio, è proprio il fiume che scorre vicino a Savignano. Senza scomodare troppo Cesare, credo che, forse, pure gli italiani avrebbero, oggi, bisogno di uno che varchi il Rubicone.

A SCANSO D’EQUIVOCI, un conducator non un dux, perché non abbiamo bisogno di un nuovo “uomo del destino”, ma credo, piuttosto, che, nel grigiore generale di una classe politica mediocre e deludente, ci vorrebbe un uomo (o meglio ancora una donna) in grado di traghettarci, in qualche modo, fuori dalla palude. Un personaggio, insomma, che, pur essendo “inter pares”, sia capace di pilotarci in acque più sicure, superando tutte le liti del Palazzo, tra una sinistra divisa in tante anime, e una destra arroccata nella difesa ad oltranza di un leader che sembra non fare i conti con la realtà.

È mai possibile che, in questo benedetto Paese, non ci sia nessuno che trovi un po’ di coraggio e come cantavano i Rolling Stones, “I have crossed the Rubicon”, faccia finalmente un passo avanti, superando i tabù che ci inchiodano alla perenne paralisi? Non c’è altra strada: mi chiedo se sarà Matteo Renzi a sfidare il destino, mentre l’altra probabile candidata, Marina Berlusconi, sembra volere fermarsi sulla riva del fiume.

In ogni caso, qui ci vuole davvero qualcuno disposto a trarre il dado: gli italiani non possono permettersi altri mesi di traccheggiamenti inutili, tra liti da cortile, faide interne e sparate grilline. Basta teatrini della politica come insegna il caso dell’Imu sulla prima casa: un giorno c’è, il giorno dopo non c’è più, salvo poi ripresentarsi sotto le mentite spoglie del Saccomanni di turno. Mi chiedo, dopo cento giorni di balletti se sarà, invece, inaspettatamente, il premier Letta, a trovare la forza di varcare il nostro Rubicone. Noi l’aspettiamo al varco. Vestiti da centurioni. Of course.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net