Chi uccide la ripresa?

NON SO SE IL PUNTO di rottura sul fronte dell’euro sia davvero vicino, ma, giorno dopo giorno, tutti i nodi sulla moneta unica vengono al pettine. Il caso della Grecia è, per certi versi, clamoroso: negli ultimi tre anni, la Bce ha immesso fiumi di liquidità nelle casse elleniche per salvare Atene dal crac con il risultato che non solo siamo al punto […]

NON SO SE IL PUNTO di rottura sul fronte dell’euro sia davvero vicino, ma, giorno dopo giorno, tutti i nodi sulla moneta unica vengono al pettine. Il caso della Grecia è, per certi versi, clamoroso: negli ultimi tre anni, la Bce ha immesso fiumi di liquidità nelle casse elleniche per salvare Atene dal crac con il risultato che non solo siamo al punto di partenza, ma l’ipotesi di un pianto greco dopo le elezioni di fine gennaio diventa sempre più concreta. Il guaio è che continua a mancare una strategia comune sul fronte europeo, così come la Banca guidata da Draghi appare, in questo momento, molto ingessata. La situazione è talmente deteriorata che persino la Merkel, e gli inflessibili guardiani dell’euro, cominciano seriamente a valutare la possibilità di un’uscita della Grecia dal club valutario: peccato che quest’ipotesi sia presa in considerazione solo adesso, dopo avere sprecato tanto tempo e profuso, inutilmente, tante energie. Proprio l’altro giorno, avevamo rilevato come i segnali di ripresa in Italia stiano aumentando. Tanto che molti economisti hanno azzardato l’ipotesi che il 2015 sarà proprio l’anno della svolta. Ma, adesso, l’incognita dell’euro, che potrebbe avere ripercussioni a valanga, rischia di annullare tutti i segnali positivi che s’intravvedono all’orizzonte. Ergo: non possiamo davvero permetterci il lusso di perdere l’appuntamento con la ripresa per colpa degli altri. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net