QUALCHE GIORNO FA mi si è avvicinato un amico che non vedevo da tempo. Mi ha sussurrato in un orecchio, come se si vergognasse: «Devi scrivere qualcosa sui bambini autistici. Il mio nipotino di tre anni soffre di questa terribile malattia che si è manifestata dopo le vaccinazioni obbligatorie. Siamo soli, smarriti, giriamo disperati per cercare terapie in grado di aiutare il recupero del bimbo. Possibile che in Italia siano così invisibili?».
Mi sono un po’ commosso perché i familiari di questi piccoli debbono, in effetti, scalare montagne impervie, consapevoli che i loro bambini resteranno prigionieri di quell’enigma, ancora irrisolto, che è l’autismo. Qualche progresso è stato fatto: oggi, almeno, molti specialisti hanno smesso di torturare genitori infelici, accusandoli di essere untori, cause dell’handicap. Ma la strada è ancora lunga e forse non arriverà nessun cane molecolare, come è successo l’altro giorno in Liguria, a portare in salvo, dal territorio oscuro della malattia, quei bimbi smarriti nei meandri della mente.