SIAMO ALLE SOLITE: la storia della coperta troppo corta si ripete. E’ il caso dell’abolizione dell’Imu sulla prima casa che è stata quasi santificata: il centrodestra, almeno in un primo momento, ha cantato vittoria per avere ottenuto quello che riteneva l’obiettivo di una vita mentre il centrosinistra, a cominciare dal premier Letta, è apparso altrettanto soddisfatto per avere, in tal modo, allungato la vita del governo. Ancora una volta, però, i fatti hanno dimostrato che non dobbiamo prendere per oro colato quello che dicono i leader politici perché, anche in questo caso, fatta la legge, trovato l’inganno.

Nel senso che il primo compromesso raggiunto dalle larghe intese prevedeva che, mancando la copertura finanziaria, si caricasse il fardello, sotto forma di prelievi Irpef, sui proprietari di seconde case non affittate. Solo dopo la levata di scudi dei giornali, il governo ha frettolosamente ritirato l’articolo incriminato. Ma l’inghippo è restato: ciò che ti viene dato con una mano, ti sarà ripreso con l’altra, magari anche con gli interessi. Il decreto è stato, così, riscritto, con l’aggiunta di una clausola di salvaguardia. Tale clausola stabilisce che qualora non siano sufficienti le coperture di spesa che compensano i minori introiti dell’Imu, scatta subito l’aumento degli acconti Ires e Irap, con l’aggiunta dei rincari di alcune accise, a cominciare dal “refugium peccatorum” di sempre: il prelievo sul prezzo della super. Ero ancora un bimbo quando misero una stangata per la chiusura del canale di Suez. Sono trascorsi 57 anni da quei giorni neri e nulla è cambiato: l’Egitto é sull’orlo di una nuova guerra civile mentre la benzina è alla vigilia di nuove stangate. Questa volta Suez non c’entra: è colpa dell’Imu.