Balotelli insultato per la pelle, il pallone non c’entra

C’È UNA CERTA aria malsana che percorre l’Italia in lungo e in largo: si chiama razzismo e rischia di deflagrare da un momento all’altro. Il primo, grave, segnale d’allarme, dopo una lunga tregua, era stato registrato, qualche tempo fa, a Busto Arsizio, città della gloriosa Pro Patria, quando un coro di «buu» aveva preso di mira […]

C’È UNA CERTA aria malsana che percorre l’Italia in lungo e in largo: si chiama razzismo e rischia di deflagrare da un momento all’altro. Il primo, grave, segnale d’allarme, dopo una lunga tregua, era stato registrato, qualche tempo fa, a Busto Arsizio, città della gloriosa Pro Patria, quando un coro di «buu» aveva preso di mira i giocatori di colore del Milan, a cominciare da Boateng. Sembrava un episodio isolato, ma la morte dei tre, indifesi, cittadini milanesi a Niguarda, per mano del ghanese Kabobo, già conosciuto dalla polizia, ha generato una pericolosa scia di violenza — per adesso, fortunatamente, solo verbale — e di odio verso qualsiasi persona di colore. I cori dei tifosi romanisti di San Siro del 12 maggio contro Balotelli (e ha fatto bene ieri il giudice sportivo a infliggere una pesante sanzione al club giallorosso) sono la conferma di un pessimo clima ribadito, l’altra sera, dagli ultras della Fiorentina che hanno preso di mira l’eccentrico Mario e pure Robinho.

NON MI TROVO, quindi, d’accordo con il ministro Cécile Kyenge — che, pure, voleva assoldare Balotelli come «testimonial» per l’integrazione —, quando ieri ha detto, forse per minimizzare l’emergenza, che i fischi contro il milanista non sono attacchi razzisti: secondo lei, sarebbero, semplicemente (?) degenerazioni del tifo calcistico. Posso capire che nelle esternazioni di qualche scalmanato ci sia un eccesso idiota di esibizionismo gratuito, ma se fosse soltanto fanatismo sportivo, perché prendersela unicamente con i giocatori di colore? È la piega sguaiata che ha preso un fenomeno annoso: in tal senso, aldilà dell’antipatia che può suscitare un personaggio difficile come il bomber rossonero, i fischi o gli insulti a un giocatore dalla pelle scura debbono essere combattuti con decisione. I rinforzi inviati da Alfano a Milano e la convocazione, oggi, di un vertice sotto la Madonnina proprio sul tema dell’emergenza sicurezza, dovranno servire a combattere con più decisione la criminalità nella metropoli lombarda, ma anche ad allentare il clima di caccia all’immigrato che si respira dopo la strage del ghanese.

PENSO che Balotelli abbia ragione quando afferma che, se ci saranno nuovi cori razzisti, lui abbandonerà immediatamente il campo da gioco. E ancora di più mi trovo d’accordo con Prandelli che invita ad abbracciare il giocatore e a stargli vicino, per non farlo andare via. A ben vedere, a essere squalificati dovrebbero essere solo quei finti sportivi che, con gli insulti, finiscono per alimentare la caccia all’untore. Un’ultima riflessione. Gli italiani si dimostrano, comunque, sempre campioni nel cambiare rapidamente opinione: l’estate scorsa, dopo le esaltanti imprese dell’attaccante milanista contro la Germania, Mario era diventato una specie di eroe, dalla Valle d’Aosta a Pantelleria. Oggi lo accogliamo, invece, a suon di offese: anche da tifosi recitiamo la parte dei perfetti voltagabbana.