Atene brucia?

Gli ultimi giorni di Atene: come Parigi, anche il Partenone rischia di bruciare per mano di un’insipiente Europa e, soprattutto, degli “sturm und drang” tedeschi. Nella capitale, si stanno vivendo ore angoscianti, tra lunghe code alle banche per cercare di salvare i propri risparmi prima del “D-day” (prelevati quattro miliardi in quattro giorni) e una […]

Gli ultimi giorni di Atene: come Parigi, anche il Partenone rischia di bruciare per mano di un’insipiente Europa e, soprattutto, degli “sturm und drang” tedeschi. Nella capitale, si stanno vivendo ore angoscianti, tra lunghe code alle banche per cercare di salvare i propri risparmi prima del “D-day” (prelevati quattro miliardi in quattro giorni) e una calma surreale che pervade la città intera. A dispetto di tutto e di tutti, resto, comunque, ottimista: sono convinto che domani, al vertice straordinario dei capi di Stato e di governo, l’Europa troverà, alla fine, quel maxi-prestito, l’ennesimo, per evitare il default ellenico, ma mi chiedo per quanto tempo ancora si potrà andare avanti in questa situazione. Grexit o non Grexit, Merkel o non Merkel, l’Europa è irrimediabilmente malata perché, più che un club economico e monetario, è diventata una specie di camicia di forza che soffoca i deboli: se oggi capita alla Grecia, domani potrebbe essere il turno del Portogallo o dell’Italia.

Senza tornare alle monete nazionali, è davvero giunto il momento di rivedere seriamente i meccanismi dell’euro, per il semplice motivo che nessun patto finanziario potrà reggere alla sfida se manca, preventivamente, una vera unità politica tra i diversi partner del Vecchio Continente. In un’intervista rilasciata ad Eugenio Scalfari, uno dei padri della moneta comune, Romano Prodi, confessava, l’altro giorno, di non riconoscersi più in questa Europa. Certo, la situazione è molto peggiorata rispetto ai tempi della Grande Speranza, con una crisi economica che ha aggredito gli Stati fin dal 2008, ma le basi stesse che hanno portato alla divisa unica erano minate già all’inizio e i nostri leader sono entrati in un vicolo cieco con una leggerezza e una baldanza che sconcerta. O, in un quadro d’emergenza, si danno maggiori poteri alla Bce e a Draghi, con una banca centrale europea che sia effettivamente tale, oppure saremmo sempre di fronte all’ennesima soluzione-tampone che blocca temporaneamente l’allarme ma non risolve il problema alla radice.

Alla fine è avvilente che, a vivere giorni così drammatici, sia adesso il Paese che è stato culla della civiltà moderna. La Grecia di Omero oggi naviga alla cieca, come un moderno Ulisse, alla disperata ricerca di un porto sicuro. Tanti secoli di storia dimenticati da quell’Europa che ha mosso i primi passi proprio grazie ad Atene. Come ha scritto ieri Giorgio La Malfa sul nostro giornale, hanno ragione, almeno in parte, il premier Tsipras e il ministro Varoufakis: resistono per sopravvivere. Così come non ha torto la stessa Merkel che, nelle ultime settimane, sta cercando di opporsi ai falchi tedeschi pronti, per quanto li riguarda, ad estrarre il cartellino rosso in faccia a quegli insaziabili dei cittadini ellenici, senza riflettere più di tanto sulle drammatiche conseguenze per tutta l’eurozona. Questa volta, stiamo facendo il tifo per Frau Angela: con il supporto di Draghi, ci auguriamo che la cancelliera compia il miracolo e trovi una soluzione ragionevole per salvare la Grecia e, in fondo, anche tutti noi.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net