Mancano 663 giorni all’Expo di Milano del 2015 e da oggi comincia davvero il conto alla rovescia al via della grande manifestazione. In questa calda domenica di luglio, infatti, il Capo dello Stato, Napolitano, il premier Enrico Letta e il presidente della Commissione Europea, Barroso, sia pure idealmente, taglieranno, a Monza, il nastro dell’Evento: i giochi sono fatti. Di solito, quando decollano simili kermesse, si sprecano le parole di consenso e si moltiplicano, pure, le aspettative, ma credo che, stavolta, dobbiamo, tutti toccare ferro perché, se saranno raggiunti gli obiettivi fissati, la ripresa di tutto l’hinterland lombardo potrà diventare realtà. E i cittadini ne sono consapevoli come risulta da un sondaggio, realizzato dal Comune di Milano: l’Expo è gradito all’85% dei milanesi, che sperano porti più lavoro (31,9%), maggior turismo (29%), maggior impulso all’economia (10,7%).

Sinceramente, non so se i tanti padrini dell’Expo, al momento del suo concepimento, avessero previsto che l’Italia e l’Europa intera si sarebbero trovate, di lì a poco, in una recessione così profonda, ma hanno, comunque, costruito il volano ideale per fare ripartire un Paese in panne. Ecco perché non comprendo, al di là delle evidenti difficoltà nel reperimento dei fondi, tutti gli ostacoli che, in questi anni, sono stati frapposti al varo dell’iniziativa: mi sembra che i milanesi abbiano vinto, fin dall’inizio, un premio alla lotteria.

Del resto, a prescindere dagli aspetti economici, pure i vescovi lombardi hanno ieri dichiarato che l’Evento è “l’occasione per offrire una interpretazione cristiana” del tema-slogan che è: “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. La scommessa è, quindi, ambiziosa e anche noi del “Giorno” aspettiamo l’Expo: crediamo nella rassegna perché l’appuntamento del 2015 è un treno straordinario, che passa una volta sola, per rilanciare anche l’editoria, alle prese con una recessione senza precedenti. Già domani pubblicheremo un inserto sull’argomento e stiamo, inoltre, studiando diverse iniziative per essere un partner ideale dell’Expo e per seguire, giorno dopo giorno, il “count down”. L’obiettivo è, soprattutto, uno: valorizzare l’economia lombarda. Ricordo di essere stato, anni fa, come inviato di un giornale, all’Expo di Osaka, e ho, ancora, ben presente l’effetto-traino di quell’evento per il Giappone intero.

Ecco perché, tra gli errori commessi dal governo Monti, non deve essere sottovalutata la decisione dell’Italia di rinunciare alle nuove Olimpiadi di Roma (forse per non seguire l’esempio negativo di Atene 2008 e della Grecia) che non avrebbero, comunque, avuto gli stessi effetti positivi di una manifestazione di carattere economico. A Milano sarà diverso: aspettiamo il Giorno dell’Expo.

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