GIORGIO NAPOLITANO ha fatto agli italiani la vera sorpresa di Pasqua comportandosi in modo diametralmente opposto al suo amico Ratzinger: invece di dimettersi e ritirarsi in un Castel Gandolfo laico, accelerando l’iter per l’elezione del suo successore, ha deciso di andare avanti fino all’ultimo giorno del mandato. E, siccome non è più in grado – come chiunque, ormai -, di uscire dal cul de sac in cui il Paese è finito per colpa dei partiti e dei movimenti, ecco che, dal cilindro quirinalesco, il Presidente ha tirato fuori un’altra sorpresa, questa sì, completamente nuova. Il varo, cioè, di due gruppi ristretti di saggi, uno istituzionale, l’altro economico, che dovrebbero aiutarlo a trovare una soluzione alla crisi politica del Paese che fa il paio con la recessione. Intanto i giorni passano (è già trascorso più di un mese dalle elezioni di febbraio), i problemi si accumulano e la luce in fondo al tunnel si allontana. Intendiamoci, il Capo dello Stato ha compiuto un gesto coraggioso e, per certi versi, ammirevole: sarebbe, forse, stato troppo facile e comodo farsi da parte nel momento più drammatico. Ma le azioni più temerarie possono anche diventare suicide.

E, IN QUESTO CASO, invece di cercare di arrampicarsi sugli specchi per tentare, magari, l’impossibile, Napolitano avrebbe reso meno aggrovigliata la situazione se avesse lasciato subito libero il campo. Non perché il nuovo Capo dello Stato, magicamente, possa essere in grado di cavarsela meglio di lui, ma per la semplice ragione che, con l’uscita di scena di Re Giorgio, il semestre bianco avrebbe fine. Con la possibilità, quindi, per il nuovo inquilino del Colle, di sciogliere le Camere e di indire le elezioni già in estate, cercando, così, di risolvere il problema alla radice.

IL PATRIOTA PIERO MARONCELLI, l’amico di Silvio Pellico, per salvarsi da morte certa, si fece tagliare una gamba in carcere: nei casi più difficili, l’amputazione è il minore dei mali, anche con una disastrosa legge elettorale. Senza considerare che continuiamo ad affidarci a un governo dimissionario già da oltre tre mesi: se Monti aveva fatto cilecca quando era nel pieno delle sue funzioni, mi chiedo onestamente che razza di miracoli possa compiere a mezzo servizio, con una credibilità vicina allo zero, dopo la figuraccia con i marò.  È vero che anche il toto-Quirinale è piuttosto complicato, ma la scalata a Palazzo Chigi appare di sesto grado, se non peggio. Quale “jolly” potranno adesso giocare i saggi – che, poi, sono in buona parte anch’essi politici e, in qualche caso, sono gli stessi che Napolitano ha visto nei giorni scorsi – per cercare di trovare la quadratura del cerchio?
In tutta sincerità, non lo so. So, però, che siamo ormai in aprile, che lo spread si è di nuovo impennato e che il caso-Italia è sulla bocca di tutti i rappresentanti delle cancellerie europee e non solo. Oggi siamo tutti nelle mani di Mauro, Quagliarello, Violante & C. e i dubbi e la paura aumentano. Sempre di più.

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