Al di là dell’euro

QUALE FUTURO per l’euro? Se, fino a qualche tempo fa, chi parlava male della moneta comune era considerato un disfattista e anche un po’ menagramo, oggi il problema non è più un tabù. È grande la delusione per quella che doveva essere la nuova frontiera del Vecchio Continente, sono tanti i problemi creati da una […]

QUALE FUTURO per l’euro? Se, fino a qualche tempo fa, chi parlava male della moneta comune era considerato un disfattista e anche un po’ menagramo, oggi il problema non è più un tabù. È grande la delusione per quella che doveva essere la nuova frontiera del Vecchio Continente, sono tanti i problemi creati da una valuta che ha diviso gli appartenenti al club monetario tra soci di serie A e soci di serie B, sono pesanti gli “handicap” rispetto a quei Paesi, come la Gran Bretagna, che non hanno aderito all’eurozona: oggi non è più una parolaccia il termine “oltre l’euro”. Venerdì il giornalista ed ex parlamentare europeo Magdi Allam ha scritto al “Giorno” una lettera in cui, dopo avere passato in rassegna i tanti punti interrogativi sul tappeto, invita a promuovere un serio dibattito sull’argomento che, a questo punto, è tutt’altro che ideologico perché, ormai, sostiene, «è una questione di vita e di morte per le nostre imprese, per la nostra società e per la nostra civiltà».  Sinceramente, non so se siamo, davvero, davanti ad uno scenario così catastrofico, come quello dipinto da Magdi, ma è certo che non possiamo più continuare a fare finta di nulla.

NON POSSIAMO, cioè, affrontare la crisi economica che, ormai da troppi anni, sta affondando l’Europa e l’Italia in particolare, senza considerare quanto l’effetto-euro, abbia pesato sulle esportazioni del “made in Italy”, per non parlare del disastro operato sulle buste-paga degli italiani e di come, in fondo, sia risultato un fattore di rischio piuttosto che di stabilità. E, una volta assodato in modo approfondito e certo l’”effetto-boomerang”, dobbiamo anche capire quale potrebbe essere il modo meno indolore per trovare una via d’uscita. 

TROPPO PESSIMISTA? Può darsi, ma, intanto, dobbiamo chiarire, una buona volta per tutte, una questione fondamentale: finora chi era pessimista sul futuro della moneta, veniva considerato come un nemico dell’Europa “tout court”. Per tale motivo, abbiamo preferito comportarci come gli struzzi ficcando la testa dentro la sabbia del conformismo. Questo comportamento non è, adesso, più tollerabile, tanto più che anche molti figli dei grandi padri della costruzione europea (ne cito due: Antonio Martino e Paolo Savona) si sono resi conto che, così com’è, la divisa comune rischia di portarci all’inferno e chiedono insistentemente di correre ai ripari prima che la situazione precipiti in modo irreversibile. Alla luce dei nuovi colpi di coda francesi, dei moniti del presidente Bce, Mario Draghi, sulla necessità di rilanciare l’economia e dei mal di pancia tedeschi che, continuando a chiederci di fare i compiti, si sono dimenticati di farli loro stessi, penso che sia giunto il momento, a Roma piuttosto che a Bruxelles, di interrogarci seriamente su quale potrebbe essere la nostra vita oltre l’euro.