A proposito di giustizia

RIFLETTORI PUNTATI sulla Lombardia. La regione è al centro di tutte le cronache nazionali (e non solo) per l’incredibile ricerca, coronata, sembra, dal successo, dell’assassino di Yara e per la strage familiare di Motta Visconti. Sulla prima vicenda, nessuno, ormai, sperava più in una soluzione positiva, neppure il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che, preso dall’entusiasmo, ha dato  […]

RIFLETTORI PUNTATI sulla Lombardia. La regione è al centro di tutte le cronache nazionali (e non solo) per l’incredibile ricerca, coronata, sembra, dal successo, dell’assassino di Yara e per la strage familiare di Motta Visconti. Sulla prima vicenda, nessuno, ormai, sperava più in una soluzione positiva, neppure il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che, preso dall’entusiasmo, ha dato  troppo in fretta lo “scoop” in pasto alla stampa, rischiando, così, di bruciare clamorosamente l’operato degli inquirenti. L’arresto del presunto assassino di Yara è davvero una buona notizia anche perché, tra una prova del Dna e l’altra,  sembrava destinato a diventare uno dei tanti casi irrisolti, una vicenda ibernata per sempre, nonostante il giovane ed indifeso visino della ragazzina bergamasca affiorasse, ogni tanto, dalle pagine dei giornali, quasi a implorare attenzione e giustizia. Chiarito in un lampo, invece, il triplice delitto di  Motta Visconti, con il padre-marito che stermina moglie e figli perché «la famiglia era per lui una gabbia». Una storia allucinante, così banale nella sua efferatezza, con l’omicida che, dopo la strage, va tranquillamente a vedere con gli amici Italia-Inghilterra in tv, per costruirsi un alibi inutile quanto sgangherato.

Chissà perché certe villette ordinate e, apparentemente, così rassicuranti, nel ricco e profondo Nord, sono il palcoscenico di violenze indicibili: alle spiegazioni sociologiche preferisco il silenzio, perché, diventando vecchio, ho imparato che non c’è niente di più insondabile dell’animo umano. Anche mentre scrivo queste righe a Cinisello Balsamo, cintura industriale di Milano, si è consumata un’altra tragedia: un morto e due feriti aggrediti, apparentemente a caso, forse da un nuovo Kabobo.  C’è, però, un aspetto, questa volta positivo, che lega Motta Visconti con Brembate Sopra e Cinisello: nonostante pecche e manchevolezze, la giustizia italiana ha, in questi giorni, dimostrato che, tra i suoi ranghi, ci sono funzionari e investigatori che meritano tutta la nostra fiducia. È un buon segnale e di questo sono veramente contento.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net