A proposito di banane

LE DUE BANANE di prima scelta lanciate per colpire il ministro dell’Integrazione Kyenge, l’altra sera alla Festa del Pd di Cervia, in realtà hanno sfiorato il sottoscritto, che stava moderando il dibattito con lei e con Paola De Micheli, braccio destro di Enrico Letta alla Camera: cose che capitano, quando si sta vicini a un […]

LE DUE BANANE di prima scelta lanciate per colpire il ministro dell’Integrazione Kyenge, l’altra sera alla Festa del Pd di Cervia, in realtà hanno sfiorato il sottoscritto, che stava moderando il dibattito con lei e con Paola De Micheli, braccio destro di Enrico Letta alla Camera: cose che capitano, quando si sta vicini a un personaggio scomodo come Cécile. Ho potuto, quindi, verificare in diretta a quali livelli giunga la stupidità umana. Ma credo che gli italiani non siano razzisti e i fragorosi applausi rivolti alla ministra, subito dopo il lancio delle banane, sono la migliore conferma di quanto sia fuorviante generalizzare manifestazioni d’insofferenza determinate da faziosità culturali. Eppure, non dobbiamo sottovalutare il fenomeno, perché se è vero che il vicepresidente del Senato si è scusato per le vergognose offese alla Kyenge, nel Paese ci sono ancora cento, mille imitatori di Calderoli, pronti a colpire con stupidi gesti, senza, nemmeno mostrare poi tardivi segni di pentimento, come il leghista.

NEGLI ultimi giorni, in alcune località turistiche, azioni di rigetto verso i “vu cumprà”, favoriti anche da certi comportamenti degli extracomunitari, debbono invitare alla riflessione: meglio prevenirli i problemi di convivenza, piuttosto che lasciare incancrenire le situazioni, girando la testa altrove. Cécile, in ogni caso, non merita tutto ciò: nel dibattito dell’altra sera ha dimostrato competenza e determinazione. Ha parlato dello “ius soli” temperato (una graduale legittimazione del concetto che chi nasce e cresce in Italia è italiano), ha sottolineato il fatto che gli immigrati, in gran parte giovani, apportano l’11% al Pil, pagano quasi 11 miliardi di contributi e dichiarano al Fisco qualcosa come 33 miliardi di euro. Insomma, un ministro che vive e affronta i problemi degli stranieri, clandestini o no, in prima persona e che, sull’argomento, ha idee chiare che meritano di essere ascoltate. Forse – se posso, sommessamente, dare un piccolo suggerimento alla “ministra nera”, come si definisce lei stessa – consiglierei di cercare maggiormente il dialogo con gli italiani che non la pensano come lei o che sono spaventati dalle invasioni barbariche: alla fine, deve, sempre, prevalere l’umanità e il rispetto reciproco.

ALL’INIZIO del dibattito di Cervia, Cécile era, ad esempio, un po’ prevenuta nei miei confronti, tanto da contestarmi, piuttosto aspramente, un dato della sua storia personale che avevo ricavato da Wikipedia e da interviste rilasciate in precedenza. Ho affermato che nei primi tempi in Italia era clandestina, mentre forse avrei dovuto dire irregolare, un termine che alla ministra piace di più. Non ho ribattuto alle sue osservazioni e, a quel punto, il confronto è andato in crescendo, lanci di frutta a parte. Sono, adesso, sinceramente convinto che la Kyenge, nonostante qualche asperità di carattere, sia la persona giusta al posto giusto: da buon medico oculista, vede lontano. E le banane, come ha subito replicato dopo il fallito tiro al bersaglio sul palco, diamole a chi ha fame.

giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net