MOLTI HANNO DEFINITO la strage di Parigi, per mano islamica, come l’11 settembre europeo. In effetti, il raid dell’altra mattina è stato un attacco al cuore del Vecchio Continente, esattamente come capitò, poco più di tredici anni fa, nel centro della Grande Mela. Ma, a ben guardare, ci sono grandi differenze tra le due tragedie. Innanzitutto le dimensioni dei due bagni di sangue: a New York, fu una vera e propria carneficina con migliaia di morti (impossibile, per me, dimenticare quei corpi che frullavano, come foglie, nel vuoto), il crollo delle Twin Towers, la devastazione che perseguita ancora la città. Nel caso di Parigi, le vittime sono state molto meno, ma, per certi versi, il blitz appare ancora più angosciante dell’altro: l’11 settembre, infatti, i terroristi avevano colpito nel mucchio, prendendo di mira uno dei simboli di New York, come gesto dimostrativo contro l’Occidente. Il 7 gennaio, invece, le vittime, tranne il povero poliziotto freddato in strada, erano prestabilite, una per una. Una giustizia sommaria nei confronti di quei giornalisti che, da anni, erano nel mirino per le vignette satiriche contro l’Islam. Si è trattato, insomma, di un vero e proprio attentato alla libertà di opinione. E, questo, deve farci riflettere seriamente: Parigi si trova, davvero, dietro l’angolo e siamo tutti nel mirino. [email protected]