Crowdfunding e fundraising. Il nostro dizionario economico, in tempo di crisi, si è inevitabilmente modificato per far posto a nuove forme di finanziamento. E soprattutto di partecipazione. Il “do it yourself”, l’imperativo dell’era punk, “faccio tutto da solo” alla faccia delle major discografiche, si è mutato tecnologicamente. E il fundraising lanciato da Obama per la corsa alla Casa Bianca nel 2008 è declinabile ora anche per la musica. C’è un progetto italiano che merita di essere raccontato.  Si chiama “Musicraiser” e l’ha inventato Giovanni Gulino (Marta sui Tubi). I gruppi vanno sulla piattaforma di crowdfunding (letteralmente crowd come folla e funding come finanziamento, un finanziamento partecipativo) e presentano il loro progetto discografico. Niente addetti delle case discografiche, niente sedute per “sistemare” testi e musica, per rifinire ritornelli. Se il pezzo piace e l’idea dell’album pure, arriva sulla piattaforma e chi vuole può contribuire all’uscita. Altrimenti amici come prima.  E’ la nuova frontiera della musica indipendente.  E’ l’essenza stessa dell’essere indipendente. E’ soprattutto l’autoproduzione 2.0. Su Musicraiser si possono trovare già band come “Lo Stato Sociale” che con “Turisti della democrazia” hanno conquistato pubblico e critica dell’ultimo anno. Ma non ci sono soltanto le band di nuova generazione. C’è anche chi ha fatto la storia del rock italiano come Gianni Maroccolo. Il suo progetto si chiama “Vdb23” che sta per via dei Bardi 23. Quel posto si trova a Firenze dove iniziò la storia dei Litfiba. Lui pensava di parlare, una trentina d’anni fa, con Federico Fiumani dei Diaframma e invece stava chiacchierando con Federico “Ghigo” Renzulli. Con Piero e Ghigo è tornato a girare anche recentemente per i concerti della trilogia. Ma nella storia di Maroccolo non ci sono soltanto i Litfiba. L’altra sua grande storia è quella che scivola tra Cccp, Csi e Pgr. Un anno fa sembrava che volesse piantarla con la musica. Il suo basso rischiava di finire in soffitta. Per fortuna non è andata così. Eccolo per una nuova sfida. Ed è bello ammirare il percorso di uno che ha formato band che hanno fatto la storia del rock italiano, ha costruito etichette indipendenti, ha lavorato incessantemente nella produzione. Viva il crowdfunding. Suona davvero bene questa parola quando la si pronuncia. E permette di guardare con uno sguardo meno accigliato l’orizzonte musicale.