Alba e nostalgia. Sarà forse perché ho ascoltato “It’s up to Emma”, quando erano ancora le quattro del mattino e mentre l’ascoltavo, rivedevo scorrere davanti a me P.J. Harvey, i Nirvana, la prima Cat Power. Sarà anche che l’effetto anni Novanta, per chi era adolescente o tardo-adolescente allora, è difficile che svanisca dalle orecchie, dagli occhi e anche dalle pelle. Sarà, soprattutto, che questo sesto disco di Scout Niblett è suonato bene ed è epidermicamente forte . Non solo per i contenuti dei testi. It’s up to Emma, tocca a Emma che poi è il vero nome di Scout Niblett, può avere anche l’aria di regolare i conti, a quarant’anni, tra accordi “secchi” di chitarre, qualche arco e una batteria che si insinua, ma c’è qualcosa per cui, almeno un paio di volte (almeno a me è successo così), uno torna su “No scrubs” che poi è una cover, assai disossata nella forma (e quindi negli arrangiamenti), rispetto all’originale delle Tlc. Non cambierà il mondo questo disco e non sposterà nemmeno la storia personale della suddetta Emma, ma la passione che trasuda stona (inevitabilmente) con i troppi musicisti contabili di un tempo, questo, in cui fare un disco diventa ormai un’operazione ordinaria. E se la musica si misurasse con una ipotetica scala d’empatia, probabilmente viste le uscite di questi ultimi mesi (tante, per cui l’oh di stupore e di meraviglia è sempre più raro), “It’s up to Emma” starebbe in alto in classifica, anche senza aver venduto troppe copie. Buon ascolto