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Firenze, 24 gennaio 2022 – Ricordando che ieri ricorreva l’anniversario della nascita di Derek Walcott (Castries, Santa Lucia, 23 gennaio 1930).

Scomparso nel 2017, Derek Walcott è stato un poeta e scrittore santaluciano insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1992. Walcott è noto in tutto il mondo soprattutto per le sue opere poetiche e teatrali in lingua inglese: scelta linguistica indubbiamente avvantaggiante, che anche prima dell’affermazione al Nobel ha concesso alla sua opera ampia diffusione.

L’altra lingua impiegata in alcune opere minori è il patois creolo della sua terra natale, l’isola di Santa Lucia nei Caraibi. Ed è in questi spazi nativi che la sua fervida ibridazione linguistica e culturale prende forma.

Cantore di potenti fantasie visionarie e profondità a sfondo metafisico, Walcott ha avuto tra i suoi estimatoiri un altro poeta Premio Nobel, Josif Brodskij: quel Brodskij che ne Il suono della marea ha valorizzato di Derek Walcott la capacità di decantare il mondo nella periferia, indicando l’Oceano come fondale o proscenio sempre presente nelle sue poesie: Oceano che secondo M. Hélène Laforest, un altra sua lettrice ammirata, coincide il vero, fondamentale motore della sua ispirazione. Basti pensare ai titoli di due delle sue opere più conosciute e rappresentative: Omeros e Isole. Buone letture e buoni ascolti!

Marco Marchi

Uve di mare

Quella vela piegata dalla luce,
stanca d’isole,
una goletta che batte il Mar dei Caraibi

per ritornare, potrebbe essere Odisseo
diretto a casa attraverso l’Egeo:
quel desiderio di padre e di marito,

sotto l’aspro livore della vecchiezza,
è come l’adultero che sente il nome di Nausicaa
in ogni grido di gabbiano.

E questo non assicura la pace. L’antica guerra
tra ossessione e responsabilità
non può finire ed è la stessa

per il naufrago e per chi sul lido
ora infila i piedi nei sandali per rientrare
da quando Troia ha spirato l’ultima fiamma

e il macigno del cieco ciclope ha alzato le acque
dalle cui ondate i grandiosi esametri giungono
alle conclusioni dell’esausta risacca.

I classici possono consolare. Ma non abbastanza.

(traduzione di Matteo Campagnoli)

Sea Grapes

That sail which leans on light,
tired of islands,
a schooner beating up the Caribbean

for home, could be Odysseus,
home-bound on the Aegean;
that father and husband’s

longing, under gnarled sour grapes, is like
the adulterer hearing Nausicaa’s name in
every gull’s outcry.
This brings nobody peace. The ancient war
between obsession and responsibility will
never finish and has been the same

for the sea-wanderer or the one on shore now
wriggling on his sandals to walk home, since
Troy sighed its last flame,

and the blind giant’s boulder heaved the trough from
whose groundswell the great hexameters come to the
conclusions of exhausted surf.

The classics can console. But not enough.

Derek Walcott

(1976; da Nelle vene del mare)

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