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Firenze, 8 gennaio 2019 – Ricordando l’anniversario della morte di Paul Verlaine (Parigi, 8 gennaio 1896).
Ha scritto con assoluta pertinenza, a proposito della poesia di Paul Verlaine, Mario Luzi: «Verlaine applica sempre più decisamente la metamorfosi musicale delle emozioni, fino ad esprimere per questa via l’essenza ineffabile dell’anima e il mistero dei suoi legami con il mondo. La sua musica esala da uno spirito che è posseduto e non possiede, ma ha dalla sua la grazia di comunicare il suo inconoscibile come tale.
La convinta naïveté della sua poesia non esclude che in essa sia stata portata a compimento l’opera magica di evocazione e l’opera di ricostruzione dell’unità tra l’anima e il mondo, mediante quell’unico esorcismo musicale che dissolve e ricompone l’interiore e l’esterno; opera che la grande premessa romantica aveva affidato alla poesia. E una deduzione rivoluzionaria tratta nell’umiliazione, come gli altri due maestri, Rimbaud e Mallarmé, l’avevano tratta nell’orgoglio consapevole. I decadenti videro nell’arte di Verlaine il lato dissolutivo, i simbolisti intuirono l’altro della ricostruzione e lo annetterono senz’altro, come maestro, al loro movimento».
Alla «metamorfosi delle emozioni», al suo trattamento lirico, non si sottrae il top dei sentimenti, l’amore. E al fascino della musica in versi della poesia di Paul Verlaine non si è a suo tempo sottratto un musicista del calibro di Gabriel Faurè, raffinato compositore di una propria intima, rivissuta e ammaliante La Bonne Chanson.
Marco Marchi
Poiché l’alba si accende…
Poiché l’alba si accende, ed ecco l’aurora,
poiché, dopo avermi a lungo fuggito, la speranza consente
a ritornare a me che la chiamo e l’imploro,
poiché questa felicità consente ad esser mia,
facciamola finita coi pensieri funesti,
basta con i cattivi sogni, ah! soprattutto
basta con l’ironia e le labbra strette
e parole in cui uno spirito senz’anima trionfava.
E basta con quei pugni serrati e la collera
per i malvagi e gli sciocchi che s’incontrano;
basta con l’abominevole rancore! basta
con l’oblìo ricercato in esecrate bevande!
Perché io voglio, ora che un Essere di luce
nella mia notte fonda ha portato il chiarore
di un amore immortale che è anche il primo
per la grazia, il sorriso e la bontà,
io voglio, da voi guidato, begli occhi dalle dolci fiamme,
da voi condotto, o mano nella quale tremerà la mia,
camminare diritto, sia per sentieri di muschio
sia che ciottoli e pietre ingombrino il cammino;
sì, voglio incedere dritto e calmo nella Vita
verso la meta a cui mi spingerà il destino,
senza violenza, né rimorsi, né invidia:
sarà questo il felice dovere in gaie lotte.
E poiché, per cullare le lentezze della via,
canterò arie ingenue, io mi dico
che lei certo mi ascolterà senza fastidio;
e non chiedo, davvero, altro Paradiso.
Puisque l’aube grandit…
Puisque l’aube grandit, puisque voici l’aurore,
Puisque, après m’avoir fui longtemps, l’espoir veut bien
Revoler devers moi qui l’appelle et l’implore,
Puisque tout ce bonheur veut bien être le mien,
C’en est fait à présent des funestes pensées,
C’en est fait des mauvais rêves, ah ! c’en est fait
Surtout de l’ironie et des lèvres pincées
Et des mots où l’esprit sans l’âme triomphait.
Arrière aussi les poings crispés et la colère
À propos des méchants et des sots rencontrés;
Arrière la rancune abominable! arrière
L’oubli qu’on cherche en des breuvages exécrés!
Car je veux, maintenant qu’un Être de lumière
A dans ma nuit profonde émis cette clarté
D’une amour à la fois immortelle et première,
De par la grâce, le sourire et la bonté,
Je veux, guidé par vous, beaux yeux aux flammes douces,
Par toi conduit, ô main où tremblera ma main,
Marcher droit, que ce soit par des sentiers de mousses
Ou que rocs et cailloux encombrent le chemin;
Oui, je veux marcher droit et calme dans la Vie,
Vers le but où le sort dirigera mes pas,
Sans violence, sans remords et sans envie:
Ce sera le devoir heureux aux gais combats.
Et comme, pour bercer les lenteurs de la route,
Je chanterai des airs ingénus, je me dis
Qu’elle m’écoutera sans déplaisir sans doute;
Et vraiment je ne veux pas d’autre Paradis.
Paul Verlaine
(da La Bonne Chanson, 1870)
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