VEDI I VIDEO Il sonetto XLIII “Quanto più chiudo gli occhi, allora meglio vedono” , Il sonetto XLIII in lingua originale , “Tu che sei pura musica perché ti ascolti con tristezza?” , “Ora ti paragono a una giornata d’estate” , “Tu sei per la mia mente come il cibo per la vita”
Firenze, 14 febbraio 2024
Sonetto XLIII
Quanto più chiudo gli occhi, allora meglio vedono,
perché per tutto il giorno guardano cose indegne di nota;
ma quando dormo, essi nei sogni vedono te, e, oscuramente
luminosi, sono luminosamente diretti nell’oscuro.
Allora tu, la cui ombra le ombre illumina,
quale spettacolo felice formerebbe la forma della tua ombra
al chiaro giorno con la tua assai più chiara luce,
quando ad occhi senza vista la tua ombra così splende!
Quanto, dico, benedetti sarebbero i miei occhi,
guardando a te nel giorno vivente,
quando nella morta notte la tua bella ombra imperfetta,
Tutti i giorni sono notti a vedersi, finchè non vedo te,
e le notti giorni luminosi, quando i sogni si mostrano a me.
Sonnet XLIII
When most I wink, then do mine eyes best see,
For all the day they view things unrespected;
But when I sleep, in dreams they look on thee,
And darkly bright are bright in dark directed.
Then thou, whose shadow shadows doth make bright,
How would thy shadow’s form form happy show
To the clear day with thy much clearer light,
When to unseeing eyes thy shade shines so!
How would, I say, mine eyes be blessed made
By looking on thee in the living day,
When in dead night thy fair imperfect shade
Through heavy sleep on sightless eyes doth stay!
All days are nights to see till I see thee,
And nights bright days when dreams do show thee me.
William Shakespeare
(da Sonnets)
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