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Firenze, 3 gennaio 2019 Ricordando, a qualche giorno di distanza dall’esatta ricorrenza anniversaria, che il 29 dicembre 1926 moriva a Montreux, in Svizzera, il grande Rainer Maria Rilke.

Infanzia

Si dovrebbe riflettere a lungo per parlare
di certe cose che cosí si persero,
quei lunghi pomeriggi dell’infanzia
che mai tornarono uguali – e perché?

Dura il ricordo –: forse in una pioggia,
ma non sappiamo ritrovarne il senso;
mai fu la nostra vita cosí piena
di incontri, di arrivederci, di transiti

come quando ci accadeva soltanto
ciò che accade a una cosa o a un animale:
vivevamo la loro come una sorte umana
ed eravamo fino all’orlo colmi di figure.

Eravamo come pastori immersi
in tanta solitudine e immense distanze,
e da lontano ci chiamavano e sfioravano,

e lentamente fummo – un lungo, nuovo filo –
immessi in quella catena di immagini
in cui duriamo e ora durare ci confonde.

(traduzione di Giacomo Cacciapaglia)

Kindheit

Es wäre gut viel nachzudenken,
um von so Verlornem etwas auszusagen,
von jenen langen Kindheits-Nachmittagen,
die so nie wiederkamen – und warum?

Noch mahnt es uns: vielleicht in einem Regnen,
aber wir wissen nicht mehr was das soll;
nie wieder war das Leben von Begegnen,
von Wiedersehn und Weitergehn so voll

wie damals, da uns nichts geschah als nur
was einem Ding geschieht und einem Tiere:
da lebten wir, wie Menschliches, das Ihre
und wurden bis zum Rande voll Figur.

Und wurden so vereinsamt wie ein Hirt
und so mit großen Fernen überladen
und wie von weit berufen und berührt

und langsam wie ein langer neuer Faden
in jene Bilder-Folgen eingeführt,
in welchen nun zu dauern uns verwirrt.

Rainer Maria Rilke

(1906; da dalle “Nuove Poesie”, in “Poesie II [1908-1926]”, Biblioteca della Pléiade, Einaudi-Gallimard, 1994)