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Firenze, 27 novembre 2024 – Il “Premio letterario internazionale Carlo Betocchi-Città di Firenze” 2024 a Fabio Pusterla. La cerimonia di premiazione domani all’Auditorium Giovanni Spadolini della Regione Toscana giovedì 28 novembre 2024
Antico gioco
o frammento di utopia
Quello che spia, quello che ghermisce
annusa il suo trionfo. Tutti o quasi
ha chiuso nello sbarro e solo scruta
subdolo l’ultima preda fuggiasca
forse tremante nel folto
e smarrita. Si aggira felpato
con occhio di vespa e di drone
attende al varco certo
di sé e degli altri
padrone.
Ma da una forra erompe
alle sue spalle involontario l’eroe
cuore in gola e speranza
semiluce boschiva e mano tesa
verso l’albero d’aspra scorza
verso la tana del mondo dove urlare
con tutta la forza la voce
il salvitutti gioioso
che libera dall’incubo,
la fragile utopia che non finisce.
*
Nell’afa
I cervi, nell’arsura
di questo luglio d’afa,
scendono nottetempo al lago a bere.
Escono dai boschi verticali
prendono una valletta dirupata
e arrivano al Profondo,
dove un po’ d’anni fa
una donna aveva scelto di sparire per sempre,
certo non senza segrete ragioni e dolori,
riermergendo un mattino bianchissima
gonfia accanto a una barca ormeggiata
fra le alghe.
Lì i cervi bevono a lungo e forse guardano
lungamente quell’acqua che appena sciaborda
sotto di loro, muta. Ma uno, maestoso,
deve una notte aver sbagliato
senza colpa percorso:
l’hanno visto i vicini che entrava
nel nostro giardino deserto. Poi, tentando
di risalire alla strada si è incagliato
con le corna nelle sbarre del guardrail
ed è rimasto a scuotere frenetico la testa
per lenti interminabili minuti. Un passante
non ha osato intervenire, impaurito, e infine il cervo
con un ultimo scossone si è strappato
da quella trappola oscena, è corso via
in lieta ritrovata nobiltà,
salendo al folto.
Sui tetti corrono le faine ebbre di luna
con strida di gioia o d’inquietudine.
*
Acqualuce
Due che si incrociano
camminando lungo un torrente ammutolito
ciascuno verso il suo dove faticoso, in senso inverso,
su rotte divergenti, oppositive, intersezioni negate.
L’acqua sta sotto invisibile i muri
il traffico adunghia la strada. Nel saluto
quasi impacciato c’è una luce momentanea
un’acqualuce insonne sotto parole non dette.
Poi le sbarre si richiudono
ognuno continua il suo andare.
Il corridoio del dovere conduce
al suo deserto mare.
*
Altopiano dei fuggiaschi
A Pascal Riou e Sarah Brunel
Che animale sei
quanti denti hai?
Quali prede vuoi
come squarterai?
Quando arriverai
mi nasconderò.
Se mi troverai
io ne morirò.
*
Non mancano i motivi della fuga.
Mai mancati.
Chi ha perso tutto chi non ha più niente
esce per strada e scappa.
Su secca terra o mare, in un ventre di lupo,
per aspre vie e selvagge
sempre sentendo cupo venire il galoppo
dietro le spalle, di quelli che arrivano armati
montando draghi e cinghiali,
incubi truci.
*
Ma qui la terra è umida, sicura,
nera la storia ha insegnato certe cose.
Ugonotti, bambini ebrei, tutto un paese
che accoglie, che nasconde lungo i secoli
per boschi e per ghiacciaie
dentro caverne o nei cuori,
provando a essere giusti, a non tradire.
Sull’altopiano dei fuggiaschi
forse nacque La peste sotto ruote di nibbi.
Poco lontano una chiesa romanica
ammette ogni preghiera e nessuna religione.
A ognuno il suo racconto inenarrabile
a ognuno la sua parte di fatica, la sua croce.
Fabio Pusterla
(da Tremalume, Marcos y Marcos, 2022)
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