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Firenze, 6 ottobre 2023 – Ricordando che ieri l’altro ricorreva l’anniversario della scomparsa di Anne Sexton, scrittrice e poetessa statunitense morta suicida a Weston, nel Massachussets, il 4 ottobre 1974. Anne Sexton – Premio Puylitzer 1967 – era nata nel 1928 a Newton, nei pressi di Boston, e all’anagrafe il suo vero nome era Anne Gray Harvey.
“Bella e dannata, sexy e infantile, sposata e sciupamaschi, indifesa ed esibizionista, plurisuicida con un incrollabile senso dell’umorismo, autodidatta e docente universitaria, atea e religiosa…”. Così la definisce Rosaria Lo Russo, curatrice e traduttrice per la casa editrice Le Lettere dei suoi testi de, tra i quali ricordiamo “Il libro della follia”, “Taccuino della morte”, “Con pietà per gli avidi”, “Carte di Gesù”, “Angeli delle storie di sesso” e “Il tremendo remare”.
Controcorrente, sempre disobbediente, il 4 ottobre del 1974 Anne si toglie la vita, inalando monosiddo di carbonio nel garage della sua abitazione. Una voce della poesia americana del secondo Novecento molto originale e molto forte, assolutamente da conoscere!
Marco Marchi
Al mio amante che torna da sua moglie
Lei è tutta là.
Per te con maestria fu fusa e fu colata,
per te forgiata fin dalla tua infanzia,
con le tue cento biglie predilette fu costrutta.
Lei è sempre stata là, mio caro.
Infatti è deliziosa.
Fuochi d’artificio in un febbraio uggioso
e concreta come pentola di ghisa.
Diciamocelo, sono stata di passaggio.
Un lusso. Una scialuppa rosso fuoco nella cala.
Mi svolazzano i capelli dal finestrino.
Son fumo, cozze fuori stagione.
Lei è molto di più. Lei ti è dovuta,
t’incrementa le crescite usuali e tropicali.
Questo non è un esperimento. Lei è tutta armonia.
S’occupa lei dei remi e degli scalmi del canotto,
ha messo fiorellini sul davanzale a colazione,
s’è seduta a tornire stoviglie a mezzogiorno,
ha esposto tre bambini al plenilunio,
tre puttini disegnati da Michelangelo,
l’ha fatto a gambe spalancate
nei mesi faticosi alla cappella.
Se dai un’occhiata, i bambini sono lassù
sospesi alla volta come delicati palloncini.
Lei li ha anche portati a nanna dopo cena,
e loro tutt’e tre a testa bassa,
piccati sulle gambette, lamentosi e riluttanti,
e la sua faccia avvampa neniando il loro
poco sonno.
Ti restituisco il cuore.
Ti dò libero accesso:
al fusibile che in lei rabbiosamente pulsa,
alla cagna che in lei tramesta nella sozzura,
e alla sua ferita sepolta
– alla sepoltura viva della sua piccola ferita rossa –
al pallido bagliore tremolante sotto le costole,
al marinaio sbronzo in aspettativa nel polso sinistro,
alle sue ginocchia materne, alle calze,
alla giarrettiera – per il richiamo –
lo strano richiamo
quando annaspi tra braccia e poppe
e dai uno strattone al suo nastro arancione
rispondendo al richiamo, lo strano richiamo.
Lei è così nuda, è unica.
È la somma di te e dei tuoi sogni.
Montala come un monumento, gradino per gradino.
Lei è solida.
Quanto a me, io sono un acquerello.
Mi dissolvo.
(traduzione di Rosaria Lo Russo)
For My Lover, Returning To His Wife
She is all there.
She was melted carefully down for you
and cast up from your childhood,
cast up from your one hundred favorite aggies.
She has always been there, my darling.
She is, in fact, exquisite.
Fireworks in the dull middle of February
and as real as a cast-iron pot.
Let’s face it, I have been momentary.
A luxury. A bright red sloop in the harbor.
My hair rising like smoke from the car window.
Littleneck clams out of season.
She is more than that. She is your have to have,
has grown you your practical your tropical growth.
This is not an experiment. She is all harmony.
She sees to oars and oarlocks for the dinghy,
has placed wild flowers at the window at breakfast,
sat by the potter’s wheel at midday,
set forth three children under the moon,
three cherubs drawn by Michelangelo,
done this with her legs spread out
in the terrible months in the chapel.
If you glance up, the children are there
like delicate balloons resting on the ceiling.
She has also carried each one down the hall
after supper, their heads privately bent,
two legs protesting, person to person,
her face flushed with a song and their little sleep.
I give you back your heart.
I give you permission –
for the fuse inside her, throbbing
angrily in the dirt, for the bitch in her
and the burying of her wound –
for the burying of her small red wound alive –
for the pale flickering flare under her ribs,
for the drunken sailor who waits in her left pulse,
for the mother’s knee, for the stocking,
for the garter belt, for the call –
the curious call
when you will burrow in arms and breasts
and tug at the orange ribbon in her hair
and answer the call, the curious call.
She is so naked and singular
She is the sum of yourself and your dream.
Climb her like a monument, step after step.
She is solid.
As for me, I am a watercolor.
I wash off.
Anne Sexton
(da Poesie d’amore, Le Lettere 1996)
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