VEDI I VIDEO “Il cuore non è mai al sicuro e dunque” , “E’ tutto così semplice” , Patrizia Cavalli legge suoi testi ,  “Una bella ragazza bruna”: Diana Tejera e Patrizia Cavalli al Teatro Argentina di Roma ,  “Al cuore fa bene far le scale cantata (anche) da Patrizia Cavalli

Firenze, 3 dicembre 2024  Perugina d’origine, fin dagli anni dei suoi studi universitari di filosofia Patrizia Cavalli ha vissuto a Roma. È stata autrice di cinque libri di versi, tutti pubblicati presso Einuadi: da “Le mie poesie non cambieranno il mondo” del 1974, il cui titolo fu suggerito da Elsa Morante, al recente “Datura”. Ha scritto radiodrammi per la RAI, è stata autrice di saggi (notevole quello sulla pittrice messicana Frida Kahlo) e ha tradotto le maggiori opere teatrali di Shakespeare.

Nel 2013 le è stata dedicata dalla romana Galleria Miscetti una mostra di manoscritti, stagnole e liste dal titolo “I miei splendidi giorni tutti uguali” ed è stata insignita di premi prestigiosi, tra i quali il Premio Viareggio, il Premio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei e il Premio Betocchi. Nel 2019 è uscito un suo libro di prose intitolato Con passi giapponesi.

La motivazione con la quale vinse il Premio Betocchi nel 2017 dice: “Fin dai suoi esordi affidati nel 1974 a “Le mie poesie non cambieranno il mondo” (il titolo del libro, con sottofondi citazionali antifrastici che rimandano a Dylan Thomas fu suggerito alla giovane autrice da Elsa Morante), la Cavalli connota la sua voce nella privilegiata accezione di un canto d’amore. Canto d’amore moderno, onnicomprensivo e cangiante, terrestre e celeste, alieno da risaputi luoghi comuni, facili romanticismi, smancerie e stucchevolezze, e teso invece, con rigoroso coraggio e strenua consapevolezza, all’effettiva possibilità di coniugare attraverso quel canto un attendibile studio, insieme, di chi lo intona e dell’uomo, tra autoidentificazione ed esatta decifrazione dei significati universali dell’esistere.

Canzoniere d’amore dell’io e del mondo, insomma, tra soggettività e coralità, persona e collettivo. A questo tipo di coniugazione fondante realizzata per via di parola tra corpo e anima, abbandono e attenzione, immanenza e astrazione, rimandano anche le successive quattro raccolte dell’autrice, tutte pubblicate, come la prima, da Einaudi: da “Il cielo” del 1981 a “L’io singolare proprio io” del 1992, da “Sempre aperto teatro” del 1999 ai libri del nuovo millennio, “Pigre divinità e pigra sorte” del 2006 e “Datura” del 2013.

E fin dai titoli dei suoi libri Patrizia Cavalli stessa rivela ingredienti e sapori della sua sapiente officina scrittoria: dal gusto per il teatro che l’ha portata a farsi scrittrice drammaturgica, convincente performer e, insieme, eccellente traduttrice di capolavori shakespeariani, al robusto quoziente di birichina ed incendiaria ironia resa attiva fino al tragicomico e all’assurdo. Un percorso in crescita, quello della Cavalli, articolatosi anche secondo varietà espressive e prima ancora musicali, che alla misura breve della leggerezza dell’esempio penniano e alla concisione folgorante dell’epigramma ha saputo affiancare più impegnativi e distesi esiti di tipo narrativo e poematico, tanto da far pensare ad una forse del tutto inconsapevole ma parimenti interessante sintonia con l’evoluzione di una poetessa del Novecento, tra flash e lirico ragionare filosofico alla Leopardi, come Daria Menicanti.

È in questa prospettiva ampliante incentivata nel corso degli anni che i sempre presenti valori etici, corali e societari dell’ispirazione di Patrizia Cavalli si visibilizzano, come accade esemplarmente nell’epistola alla maniera illuministica intitolata “Aria pubblica” di “Pigre divinità e pigra sorte” o, in “Datura”, il notevolissimo poemetto in forma drammatica “Tre risvegli”. Oltre che alla poesia, al teatro e alla traduzione, Patrizia Cavalli si è dedicata infine, con ottimi risultati, anche alla saggistica, per cui è impossibile non ricordare almeno  il suo lavoro dedicato alla pittrice messicana Frida Kahlo“.

E’ scomparsa a Roma, dopo una lunga malattia, il 21 giugno 2023.

Marco Marchi

Il cuore non è mai al sicuro e dunque

Il cuore non è mai al sicuro e dunque,
fosse pure in silenzio, non vantarti
della vittoria o dell’indifferenza.
Rendi comunque onore a ciò che hai amato
anche quando ti sembra di non amarlo più.
Te ne stai lì tranquilla? Ti senti soddisfatta?
Potresti finalmente dopo anni
d’ingloriosa incertezza, di smanie e umiliazioni,
rovesciare le parti, essere tu
che umili e che comandi? No, non farlo,
fingi piuttosto, fingi l’amore che sentivi
vero, fingi perfettamente e vinci
la natura. L’amore stanco
forse è l’unico perfetto.

Patrizia Cavalli

(da Datura, Einaudi 2013)