VEDI I VIDEO “La meteria della poesia” , “A matéria do poema” e altri testi letti dal poeta, con Milo De Angelis (2016) , “Fons vitae”, “Lavoro diurno” , Nuno Júdice si racconta, in francese, con Massino Sannelli (2016)
Firenze, 20 novembre 2024 -Ricordando la recente scomparsa del poeta, insignito del Premio internazionale Carlo Betocchi-Città di Firenze 2o22 (Portimão, 29 aprile 1949 – Lisbona, 17 marzo 2024).
Nato a Mexilhoeira Grande nel 1949, Nuno Júdice è uno dei maggiori poeti portoghesi contemporanei e tra i più rilevanti del panorama europeo. Laureato in filologia romanza ha insegnato letteratura comparata all’Università Nuova di Lisbona dal 1976 al 2015. Collaboratore delle riviste «O tempo e o modo» e «Jornal de letras» e poi direttore di «Tabacarias», è attualmente direttore della rivista «Colóquio-Letras» della Fondazione Calouste Gulbenkian. Dal 1997 al 2004 è stato consulente culturale dell’Ambasciata del Portogallo a Parigi e direttore dell’Istituto Camões.
L’esordio poetico risale al 1972 con i versi di A noção de poema (La nozione di poesia), cui seguiranno raccolte poi riunite nell’edizione complessiva Obra poética 1972-1985 (1991) e quindi nel volume Poesia reunida 1997-2000 (2001). Tra le sue opere venute dopo ricordiamo Pedro, Lembrando Inês (2001), Cartografia de Emoções (2001), O Estado dos Campos (2003), Geometria Variável (2005), As Coisas Mais Simples (2006), O Breve Sentimento do Eterno (2008), A Matéria do Poema (2008), Guia de Conceitos Básicos (2010), Fórmulas de uma luz inexplicável (2012), Navegação de Acaso (2013), O Mito de Europa (2017), O Coro da Desordem (2019), 50 anos de poesia. Antologia Pessoal 1972-2022 (2022), e le raccolte tradotte in italiano da Chiara De Luca per le edizioni Kolibris: A te che chiamo amore, La materia della poesia e Formule di una luce inesplicabile (rispettivamente 2011, 2013 e 2016). Tradotti in italiano anche l’antologia La poesia corrompe le dita (a cura di Adelina Aletti, con prefazione di Luciana Stegagno Picchio, 1991) e il romanzo La cospirazione Cellamare (Grimaldi, 2020).
Alla produzione poetica Júdice ha affiancato un’intensa attività di traduttore di poesia e di opere teatrali (Molière, Corneille, Shakespeare), di saggista e critico letterario e di narratore. Tradotto in varie lingue, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, fra cui nel 2013 il Premio Reina Sofía per la poesia iberoamericana e nel 2022 il Premio Carlo Betocchi-Città di Firenze.
Marco Marchi
La materia della poesia
A Salah Stétié
C’è una sostanza delle cose che non
si perde quando le ali della bellezza
la toccano. La perdiamo di vista, talvolta,
girando gli angoli della vita; ma
lei ci insegue con il suo desiderio
di permanenza, e viene a contaminarci
con l’infezione divina di una febbre di
eternità. I poeti lavorano
questa materia. Le loro dita estraggono
il caso da chi va
loro incontro, e sanno che l’improbabile
si trova nel cuore dell’istante,
nell’incrocio di sguardi che
la parola della poesia traduce. Leggo
ciò che scrivono; e dalla fiamma che
i loro versi alimentano si leva
un fumo che il cielo disperde, in
mezzo all’azzurro, lasciando appena un
eco di ciò che è essenziale, e permane.
(traduzione di Chiara De Luca)
A matéria do poema
Para Salah Stétié
Há uma substância das coisas que não
se perde quando as asas da beleza
lhe tocam. Perdemo-la de vista, às vezes,
por entre as esquinas da vida; mas
ela persegue-nos com o seu desejo
de permanência, e vem contaminar-nos
com a infecção divina de uma febre de
eternidade. Os poetas trabalham
esta matéria. Os seus dedos tiram
o acaso de dentro do que vem ao
seu encontro, e sabem que o improvável
se encontra no coração do instante,
num cruzamento de olhos que
a palavra do poema traduz. Leio
o que escrevem; e da chama que
os seus versos alimentam eleva-se
o fumo que o céu dispersa, por
entre o azul, deixando apenas um
eco do que é essencial, e fica.
Nuno Júdice
(Da Formule di una luce inesplicabile, 2016)
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