VEDI I VIDEO “Svegliandomi il mattino…” letta da Nando Gazzolo , Videopoesia , “La trama delle lucciole ricordi” , “Padre, se anche tu non fossi il mio” (dal film “Tris di donne e abiti nuziali” di Vincenzo Terracciano, 2009)
Firenze, 12 gennaio 2024 – Ricordando che il 12 gennaio 1888 nasceva a Santa Margherita Ligure Camillo Sbarbaro.
Dovendo idealmente allestire un’essenziale antologia della poesia italiana del Novecento, e sia pure un’essenzialissima antologia ridotta a davvero numeratissime voci, io credo che il nome di Camillo Sbarbaro non potrebbe non rientrare nel progetto.
Una voce poetica singolarmente alta che ha affidato a pochissime opere e sostanzialmente a un libro scritto e riscritto per tutta la vita come “Pianissimo”, apparso per la prima volta per le Edizioni della “Voce” nel 1914, la sua foscoliana possibilità di permanenza nel mondo e prima ancora la sua possibilità di definirsi ed esprimersi. Definirsi ed esprimersi a favore di tutti, “confessarsi” con le parole che non avremmo mai saputo dire, com’è appunto della vera poesia, e come si verifica esemplarmente in atto nella lirica che abbiamo scelto oggi come nelle due straordinarie poesie per il padre che altre volte abbiamo proposto all’attenzione dei lettori.
Un poeta ligure appartato, renitente ai protagonismi e mai in primo piano sulla scena letteraria (una celebre definizione firmata Eugenio Montale lo vuole un “estroso fanciullo”), ma senza il quale il Novecento mancherebbe di qualcosa: di qualcosa di autenticamente attendibile come voce rappresentativa di un tempo della nostra Storia.
Marco Marchi
Svegliandomi il mattino, a volte provo
Segliandomi il mattino, a volte provo
sì acuta ripugnanza a ritornare
in vita, che di cuore farei patto
in quell’istante stesso di morire.
Il risveglio m’è allora un altro nascere;
chè la mente lavata dall’oblio
e ritornata vergine nel sonno
s’affaccia all’esistenza curiosa.
Ma tosto a lei l’esperienza emerge
come terra scemando la marea.
E così chiara allora le si scopre
l’irragionevolezza della vita,
che si rifiuta a vivere, vorrebbe
ributtarsi nel limbo dal quale esce.
Io sono in quel momento come chi
si risvegli sull’orlo d’un burrone,
e con le mani disperatamente
d’arretrare si sforzi ma non possa.
Come il burrone m’empie di terrore
la disperata luce del mattino.
Camillo Sbarbaro
(da Pianissimo)
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