VEDI I VIDEO Il sonetto 54 “Oh, quanto più bella la bellezza sembra” , “Oh, how much more doth beauty beauteous seem” , “Quanto spesso, quando tu mia musica musica esegui” , “A Woman’s Face with Nature’s own Hand Painted” cantato da Rufus Wainwright , “When in Disgrace with Fortune and Men’s Eyes” cantato da Florence Welch , “Quando sarai propenso a svalutarmi”
Firenze, 23 aprile 2024 – Ricordando il grande William Shakespeare nato presumibilmente a Stratford-upon-Avon il 23 aprile 1564 (la cosa però non è certa, e il 23 aprile c’è tra i biografi chi fa notare che è la festa di San Giorgio, patrono d’Inghilterra). E’ sicura invece la data della sua morte, avvenuta ancora a Stratford-upon-Avon il 23 aprile 1616.
Oh, quanto più bella la bellezza sembra
Oh, quanto più bella la bellezza sembra
dal soave ornamento che la virtù le dona.
Bella la rosa appare, ma più bella si tiene
per quel dolce profumo che a lei dentro vive.
Rose canine han fiamma tanto intensa
quanto la profumata tinta delle rose,
stanno su eguali spine, sì gaiamente giocano
quando alito d’estate schiude quei bocci ascosi.
Ma poi che il loro pregio sta solo in apparire
non corteggiate vivono, e trascurate avvizzano,
muoiono per sé sole. Non così soavi rose,
di lor morte soave, i profumi soavissimi son tratti.
In tal modo di te, bello adorabile giovane,
come quella svanisca, distilla il mio verso la virtù.
Oh, how much more doth beauty beauteous seem
Oh, how much more doth beauty beauteous seem
By that sweet ornament which truth doth give.
The rose looks fair, but fairer we it deem
For that sweet odour, which doth in it live.
The canker blooms have full as deep a dye
As the perfumed tincture of the roses,
Hang on such thorns, and play as wantonly
When summer’s breath their masked buds discloses:
But, for their virtue only is their show,
They live unwoo’d, and unrespected fade;
Die to themselves. Sweet roses do not so;
Of their sweet deaths are sweetest odours made:
And so of you, beauteous and lovely youth,
When that shall vade, my verse distills your truth.
William Shakespeare
(da Sonetti)
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