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Firenze, 8 gennaio 2018 – Ricordando l’anniversario della morte di Paul Verlaine (Parigi, 8 gennaio 1896).
Ha scritto con assoluta pertinenza, a proposito della poesia di Paul Verlaine, Mario Luzi: «Verlaine applica sempre più decisamente la metamorfosi musicale delle emozioni, fino ad esprimere per questa via l’essenza ineffabile dell’anima e il mistero dei suoi legami con il mondo. La sua musica esala da uno spirito che è posseduto e non possiede, ma ha dalla sua la grazia di comunicare il suo inconoscibile come tale.
La convinta naïveté della sua poesia non esclude che in essa sia stata portata a compimento l’opera magica di evocazione e l’opera di ricostruzione dell’unità tra l’anima e il mondo, mediante quell’unico esorcismo musicale che dissolve e ricompone l’interiore e l’esterno; opera che la grande premessa romantica aveva affidato alla poesia. E una deduzione rivoluzionaria tratta nell’umiliazione, come gli altri due maestri, Rimbaud e Mallarmé, l’avevano tratta nell’orgoglio consapevole. I decadenti videro nell’arte di Verlaine il lato dissolutivo, i simbolisti intuirono l’altro della ricostruzione e lo annetterono senz’altro, come maestro, al loro movimento».
Alla «metamorfosi delle emozioni», al suo trattamento lirico, non si sottrae il top dei sentimenti, l’amore. E al fascino della musica in versi della poesia di Paul Verlaine non si è a suo tempo sottratto un musicista del calibro di Gabriel Faurè, raffinato compositore di una propria intima, rivissuta e ammaliante La Bonne Chanson.
Marco Marchi
Green
Ecco frutti, fiori, foglie e rami
e poi ecco il mio cuore che batte solo per voi.
Non dilaniatelo con le due vostre bianche mani
e ai vostri occhi così belli sia dolce l’umile dono.
Arrivo ancora tutto coperto di rugiada
che il vento del mattino ha ghiacciato sulla mia fronte.
Consentite che la mia fatica adagiata ai vostri piedi
sogni i cari istanti che la rilasseranno.
Sul vostro giovane seno lasciate andare la mia testa
che ancora risuona dei vostri ultimi baci;
lasciate che si plachi dopo la buona tempesta
e che io dorma un po’, visto che voi riposate.
(traduzione di Cesare Viviani)
Green
Voici des fruits, des fleurs, des feuilles et des branches
Et puis voici mon cœur qui ne bat que pour vous.
Ne le déchirez pas avec vos deux mains blanches
Et qu’à vos yeux si beaux l’humble présent soit doux.
J’arrive tout couvert encore de rosée
Que le vent du matin vient glacer à mon front.
Souffrez que ma fatigue à vos pieds reposée
Rêve des chers instants qui la délasseront.
Sur votre jeune sein laissez rouler ma tête
Toute sonore encor de vos derniers baisers ;
Laissez-la s’apaiser de la bonne tempête,
Et que je dorme un peu puisque vous reposez.
Paul Verlaine
(da Romanze senza parole, Feltrinelli 2007)
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