VEDI I VIDEO “Blues del profugo” , “Refugee Blues” , “September 1, 1939” , “Ritorno ad Auschwitz” con Primo Levi , “Coro dei superstiti” di Nelly Sachs , “Todesfuge” di Paul Celan letta dall’autore (con sottotitoli) , Omaggio ad Anne Frank

Firenze, 27 gennaio 2019 – Per non dimenticare, per sapere e per non dimenticare. Dal sito Canzoni contro la guerra: Nei mesi immediatamente precedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale Auden scrisse ‎alcune poesie contro il nazismo e l’orrore che si profilava all’orizzonte, anzi, che era già ‎chiaramente manifesto, per lo meno per chi voleva tenere gli occhi aperti. 

Il suo componimento più ‎celebre di quel periodo è sicuramente ‎‎September 1, 1939, dedicato ‎all’invasione della Polonia (qui tra i video allegati). In Refugee Blues invece Auden descrive in modo chiaro, ‎asciutto e drammatico la condizione degli Ebrei nell’Europa travolta dalla furia di Hitler, mettendo ‎altresì il dito in una piaga ancora oggi aperta, quella dell’indifferenza e addirittura del rifiuto che gli ‎Ebrei si videro opporre dalle ‘democrazie’ dell’epoca nel loro disperato tentativo di trovare rifugio ‎ed asilo, cosa che allora contribuì non poco a sottovalutare la portata dello Sterminio e che ‎contribuisce ancora oggi ad alimentare le vergognose tesi negazioniste o riduzioniste”.

Simbolo di questa tragica condizione subita, una foto risalente al marzo del 1939 in cui si vedono rifugiati ebrei della Cecoslovacchia espulsi, accompagnati dalla polizia britannica all’aeroporto londinese di Croydon.

‎Per non dimenticare, per sapere e per non dimenticare.

Marco Marchi

Blues del profugo

Diciamo che questa città ha dieci milioni d’anime,
alcune abitano in ville, altre in tuguri:
eppure non c’è posto per noi, mia cara, non c’è posto per noi.

Una volta avevamo una terra, la credevamo bella,
cerca nell’atlante e la troverai:
non possiamo andarci adesso, mia cara, non possiamo
andarci adesso.

Nel cimitero del paese cresce un vecchio tasso,
ogni primavera fiorisce tutto:
fiorire non sanno i vecchi passaporti, mia cara, fiorire
non sanno i vecchi passaporti.

Il console ha battuto il pugno sul tavolo e ha detto:
“Se non avete un passaporto siete ufficialmente morti “:
ma noi siamo ancora vivi, mia cara, siamo ancora vivi.

Mi sono rivolto a un patronato; mi hanno fatto sedere;
mi hanno gentilmente chiesto di tornare l’anno prossimo:
ma oggi dove andremo, mia cara, oggi dove andremo?

Sono andato a una riunione; l’oratore s’è alzato e ha detto:
“Se li facciamo entrare, ci fregano il pane quotidiano”;
parlava di te e me, mia cara, parlava di te e me.

Mi è parso di sentire il rombo del tuono nel cielo;
era Hitler sull’Europa che diceva: “Devono morire”;
oh, pensava a noi, mia cara, oh sì, pensava a noi.

Ho visto un cagnolino in una giacca chiusa da uno spillo,
ho visto una porta aperta e un gatto entrare:
ma non erano ebrei tedeschi, mia cara, non erano ebrei tedeschi.

Ho passeggiato per il porto e mi sono fermato sul molo,
ho visto i pesci nuotare come se fossero liberi:
a soli tre metri da me, mia cara, a soli tre metri.

Ho attraversato un bosco, ho visto gli uccelli sugli alberi;
non conoscevano politicanti e cantavano a piacere:
non erano gli uomini, mia cara, non erano gli uomini.

Ho sognato un palazzo di mille piani,
con mille finestre e mille porte;
non una era nostra, mia cara, non una era nostra.

Stavo su una grande pianura sotto la neve;
diecimila soldati marciavano avanti e indietro:
cercavano te e me, mia cara, cercavano te e me.

(traduzione di Nicola Gardini)

Refugee Blues

Say this city has ten million souls,
Some are living in mansions, some are living in holes:
Yet there’s no place for us, my dear, yet there’s no place for us.

Once we had a country and we thought it fair,
Look in the atlas and you’ll find it there:
We cannot go there now, my dear, we cannot go there now.

In the village churchyard there grows an old yew,
Every spring it blossoms anew;
Old passports can’t do that, my dear, old passports can’t do that.

The consul banged the table and said:
‘If you’ve got no passport, you’re officially dead’;
But we are still alive, my dear, but we are still alive.

Went to a committee; they offered me a chair;
Asked me politely to return next year:
But where shall we go today, my dear, but where shall we go today?

Came to a public meeting; the speaker got up and said:
‘If we let them in, they will steal our daily bread’;
He was talking of you and me, my dear, he was talking of you and me.

Thought I heard the thunder rumbling in the sky;
It was Hitler over Europe, saying: ‘They must die’;
We were in his mind, my dear, we were in his mind.

‎Saw a poodle in a jacket fastened with a pin,
Saw a door opened and a cat let in:
But they weren’t German Jews, my dear, but they weren’t German Jews.

Went down the harbour and stood upon the quay,
Saw the fish swimming as if they were free:
Only ten feet away, my dear, only ten feet away.

Walked through a wood, saw the birds in the trees;
They had no politicians and sang at their ease:
They weren’t the human race, my dear, they weren’t the human race.

‎Dreamed I saw a building with a thousand floors,
A thousand windows and a thousand doors;
Not one of them was ours, my dear, not one of them was ours.

‎Stood on a great plain in the falling snow;
Ten thousand soldiers marched to and fro:
Looking for you and me, my dear, looking for you and me.‎

Wystan Hugh Auden 

(da Another Time, 1940)

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