VEDI I VIDEO “Rosa dell’anno” , Dal romanzo “Una donna” , Una lettera a Dino Campana , Da “Un viaggio chiamato amore” di Michele Placido (2002) , “Tanti e tanti anni” , “Ironica e pallida”
Firenze, 8 marzo 2024
Rosa dell’anno
Arrivai una volta,
che un anno finiva,
in un paese di mare,
era sera era freddo
io nessuno conoscevo,
saliva alla stanza
gelida e vasta
suono di danza
e, di più lontano,
l’ansito del mare.
Così m’addormii, né più ricordo
se in sogno piansi.
Una rosa ricordo
che il domani mi comprai,
nella stanza portai
per me sola il giorno
che l’anno incominciava,
bella e bianca fiorita
per me nel mattino del gelo,
e il mare che si lamentava.
Ancora in una sera
che l’anno finisce,
vasta è la stanza
ma c’è fuoco ed è mia,
lungi è il mare,
lungi chi vorrei con me, e tace,
sono sola come quella
che nella sera lontana
sì freddo aveva,
udiva il lamento del mare,
ancor non conosceva
l’amore d’oggi che tace.
Sono sola né piango,
se non forse in cuore,
c’è fuoco nella stanza,
fuori grida salve la città
grida speranza
nella notte dell’anno,
e domani, se non io,
qualcuno una rosa si comprerà.
Sono tanto brava
Sono tanto brava lungo il giorno.
Comprendo, accetto, non piango.
Quasi imparo ad avere orgoglio quasi fossi un uomo.
Ma al primo brivido di viola in cielo
ogni diurno sostegno dispare.
Tu mi sospiri lontano: “Sera, sera dolce e mia!”
Sembrami d’aver tra le dita la stanchezza di tutta la terra.
Non son più che sguardo, sguardo sperduto, e vene.
Tanti e tanti anni
E’ Agosto, è meriggio, alti prati intorno,
io compio tanti anni e tanti, e da lungi
ecco tu mi scrivi con la cara mano, scrivi
che troppo io son giovine e zingara e inquieta,
tu mio bene segreto, tu che mio non sei,
tu alto sovra quanto mai, alto amore,
e da lungi il tuo sorriso di carità dolce
vita e morte ugualmente m’illumina,
colme e preziose di pianto e gloria.
Ironica e pallida
Ironica e pallida
da un cielo bianco d’inverno
la luna mi guarda,
è quasi sera,
io sono tanto stanca
e povera come la più povera…
Mendicare ancora, perchè?
Son sola e senza più giovinezza;
s’irride ai miei canti
e pallida e di pietra,
come da un cielo d’inverno,
la vita mi guarda;
è quasi sera…
Sibilla Aleramo
(da Tutte le poesie, Mondadori 2004)
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