VEDI I VIDEO “Io ti farò cucù e curuccuccù…” , “Io ti farò cucù e curuccuccù…” letta da Edoardo Sanguineti , “Questo cane incantato” , “Mi sono riadattato agli occhiali” , Edoardo Sanguineti al Premio Letterario Castelfiorentino 2003, con la “Ballata delle donne” letta dall’autore (da 6:40)
Firenze, 18 maggio 2018 – Il 18 maggio 2010 moriva a Genova Edoardo Sanguineti. Poeta e scrittore, saggista e intellettuale internazionalmente noto, Sanguineti resta figura di spicco della letteratura italiana contemporanea.
Nato a Genova nel 1930, storico esponente della neoavanguardia e del Gruppo 63, l’autore ha attraversato il secondo Novecento fornendo dapprima un’ampia e teoricamente sostenuta produzione in versi il cui linguaggio sperimentalistico, commisto e dissolto, registra la crisi dell’ideologia borghese (Laborintus, 1956, Triperuno, 1960, Wirrwarr, 1972). Si è poi progressivamente rivolto, con esiti originalissimi, a una più affabile e comunicativa poesia impostata su registri ironico-parodici, di genere colloquiale e diaristico (da Postkarten del 1978 al già compendiario Il gatto lupesco del 2002, alle conclusive Varie ed eventuali. Poesie 1995-2010.
Docente universitario, deputato parlamentare eletto nelle liste del PCI nel 1979, autore di opere narrative e per il teatro, traduttore, acuto critico militante e giornalista, Sanguineti ha collaborato nel corso degli anni con artisti (uno per tutti: Enrico Baj), musicisti (Luciano Berio, per il quale ha scritto libretti), registi teatrali e cinematografici (Luca Ronconi, Andrea Liberovici, Ennio De Dominicis). Tra i suoi numerosi e sempre rilevanti contributi di tipo saggistico si ricordano gli studi dedicati a Dante e a Boccaccio, le indagini di Tra liberty e crepuscolarismo e Ideologia e linguaggio, il saggio monografico Guido Gozzano, l’antologia einuadiana del 1969 Poesia italiana del Novecento, Giornalino, Il chierico organico, Cultura e realtà.
Marco Marchi
Io ti farò cucù e curuccuccù…
io ti farò cucù e curuccuccù, ragazzina lavandarina, se mi bacia il tuo bacio
a chi vuoi tu: ti farò riverenza e penitenza, questa in giù, quella in su,
suppergiù: e tra i tonfi dei miei gonfi fazzoletti poveretti, ti farò, con le mie pene,
cantilene e cantilene: e ti farò cracrà, crai e poscrai, in questa eternità
del nostro mai, e poscrigna e posquacchera, da corvo bianco, e stanco, e sordo,
e torvo:
ma tu, prepara qui, al mio picchio, la nicchia del tuo nicchio: di più
prepara, al mio domani, i cani nani delle tue umane mani, le viti dei tuoi diti
mignolini, le microsecchie delle tue orecchie, le arance delle tue guance, il mini-
vaso del tuo naso, l’albicocca della tua bocca, i corbezzoli dei tuoi capezzoli:
e con entrambe quelle tue gambe strambe, preparami anche le anche stanche tue, qui,
per noi due: per me, vecchio parecchio, prepara nei tuoi occhi, uno spicchio di specchio:
io ti farò così, lo sai, lo so, vedrai, lì per lì, il mio cocoricò e chiricchicchì:
Edoardo Sanguineti
(da “L’ultima passeggiata. Omaggio a Pascoli”, 1982, in “Il gatto lupesco”)
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