VEDI I VIDEO “Ora ti dico come vidi il sole” , Tre poesie: “I’ll tell you how the Sun rose”, “I am nobody” e “If I can stop one heart” , “Dopo un grande dolore” , Piccola antologia , The Poet in Her Bedroom
Firenze, 15 maggio 2018 – Ricordando che il 15 maggio 1886 moriva a Amherst, nel Massachusetts, la grande Emily Dickinson.
Per pochi altri poeti come per Emily Dickinson valgono e trovano compimento in un’opera le ipotesi formulate da Montale in una intervista del 1972: ipotesi secondo le quali “solo gli isolati comunicano”. Parole che anche un altro importante poeta italiano del Novecento, Andrea Zanzotto, ha fatto proprie, elevandole nel suo stesso biografico consistere a Pieve di Soligo, un paese del trevigiano con il suo paesaggio, a condotta di vita e inverandole, quel che più conta, in una produzione letteraria complessa quanto decisiva, implicante e determinante.
Ed è così che anche Zanzotto, articolando sinteticamente il discorso su base testimoniale, può illustrarci in maniera esemplare il paradosso dell’atto poetico, “originato – sue parole cui non mi para ci sia niente da togliere o aggiungere – da un estremo sentimento della irripetibilità, dell’unicità proprie dell’individuale, ma anche di un prepotente senso di necessità di partecipare ad altri questa ‘unicità’ e di riceverne quella altrui“. Il poeta colto sul crinale tra io e mondo della sua espressione, del suo pressante bisogno di affidarsi a parole ogni volta osmoticamente avvertite, miracolo dell’arte, sue e non sue.
Di tutto questo l’opera di Emily Dickinson, qui mirabilmente rappresentata da un testo come I’ll tell you how the Sun rose, costituisce una prova inconfutabile, perfettamente in se stessa risolta e come tale ancor oggi universalmente riconoscibile, da affiancare per bellezza e verità alla certificazione che proprio della solitudine la poetessa americana ci ha lasciato in una delle sue lettere (spesso poesia pura anch’esse): “Dipingerei un quadro capace di commuovere fino alle lacrime, se avessi la tela adatta, e la scena sarebbe la solitudine, e le figure solitudine, e in ogni luce, ogni ombra una solitudine. Potrei empire una sala di paesaggi così pieni di solitudine che gli uomini vi sosterebbero davanti a piangere, e poi si affretterebbero verso le loro case, grati di ritrovarvi un essere amato”.
Marco Marchi
Ora ti dico come vidi il sole
Ora ti dico come vidi il sole
nascere: un nastro dopo l’altro,
nuotavano le guglie in ametista –
correvano, scoiattoli, le novità del giorno –
Le colline si sciolsero la cuffia –
il bobolinco incominciò a cantare –
Allora sussurrai dentro di me:
“Non può essere che il Sole!”
Ma come se ne andò non ti so dire –
una scala di porpora sembrava
su cui s’arrampicavano di corsa
schiere di bimbi del color dell’oro –
Quando giunsero al sommo ecco d’un tratto
un precettore dall’abito grigio –
gentile pose le sbarre alla sera
e guidò la brigata via, lontano.
(traduzione di Silvio Raffo)
I’ll tell you how the Sun rose
I’ll tell you how the Sun rose –
A Ribbon at a time –
The Steeples swam in Amethyst –
The news, like Squirrels, ran –
The Hills untied their Bonnets –
The Bobolinks – begun –
Then I said softly to myself –
“That must have been the Sun”!
But how he set – I know not –
There seemed a purple stile
That little Yellow boys and girls
Were climbing all the while –
Till when they reached the other side,
A Dominie in Gray –
Put gently up the evening Bars –
And led the flock away –
Emily Dickinson
(da Le più belle poesie, Crocetti Editore)
VEDI I VIDEO “Poichè non potevo fermarmi per la morte” , Piccola antologia , Visita alla casa di Emily Dickinson , “Dopo un grande dolore”
Firenze, 28 settembre 2015
Poichè non potevo fermarmi per la morte
Poichè non potevo fermarmi per la morte
lei gentilmente si fermò per me
La carrozza portava solo noi due
e l’immortalità
Andavamo piano, ignorava la fretta
e io avevo abbandonato
il mio lavoro e il mio riposo
per la sua cortesia
Passammo oltre la scuola
dove i bambini nell’intervallo facevano la lotta in cortile
Passammo campi di grano che ci fissavano
Passammo oltre il tramonto
o piuttosto fu lui a oltrepassarci
Scesero rugiade tremanti e gelide
solo garza il mio vestito,
il mio mantello di tulle
Ci fermammo a una casa
che sembrava un gonfiore della terra
Il tetto era appena visibile
il cornicione sepolto nel suo oro
Da allora sono secoli eppure
sembrano più brevi del giorno che intuii
per la prima volta che le teste dei cavalli
erano rivolte all’eterno.
(traduzione di Natalia Ginzburg)
Because I could not stop
Because I could not stop for Death –
He kindly stopped for me –
The Carriage held but just Ourselves –
And Immortality.
We slowly drove – He knew no haste
And I had put away
My labor and my leisure too,
For His Civility –
We passed the School, where Children strove
At Recess – in the Ring –
We passed the Fields of Gazing Grain –
We passed the Setting Sun –
Or rather – He passed Us –
The Dews drew quivering and Chill –
For only Gossamer, my Gown –
My Tippet – only Tulle –
We paused before a House that seemed
A Swelling of the Ground –
The Roof was scarcely visible –
The Cornice – in the Ground –
Since then – ‘tis Centuries – and yet
Feels shorter than the Day
I first surmised the Horses’ Heads
Were toward Eternity –
Emily Dickinson
(1863; da “Poesie”)
Seguici anche sulla Pagina Facebook del Premio Letterario Castelfiorentino
e sulla pagina personale https://www.facebook.com/profile.php?id=100012327221127
ARCHIVIO POST PRECEDENTI
NOTIZIE DI POESIA 2012 , NOTIZIE DI POESIA 2013 , NOTIZIE DI POESIA 2014 , NOTIZIE DI POESIA 2015 , NOTIZIE DI POESIA 2016 , NOTIZIE DI POESIA 2017 , NOTIZIE DI POESIA gennaio-marzo 2018 , NOTIZIE DI POESIA aprile 2018
© Riproduzione riservata