C’è uno studio che merita attenzione in quanto potrebbe cambiare il corso della storia in tema di terapie nel tumore del polmone, uno dei principali big killer nel mondo intero. Presso la Camera dei Deputati è stato presentato infatti un innovativo progetto di screening polmonare sviluppato da C.R.E.A. Sanità con il contributo di Roche Italia. Questo modello prevede un monitoraggio su una popolazione a rischio, valuta il rapporto costi-benefici, la sostenibilità dell’impianto, e va oltre l’analisi tradizionale, considerando anche l’impatto di farmaci innovativi, come l’immunoterapia, e le terapie target, recentemente introdotte. Questo approccio integrato offre una visione più ampia e accurata dei benefici della prevenzione secondaria. Secondo i dati considerati, l’attuazione di un programma di screening nazionale nei pazienti a rischio, grazie a una diagnosi tempestiva, potrebbe aumentare la sopravvivenza dei soggetti esaminati di 7,63 anni. Inoltre, si prevede una riduzione dei costi sanitari pari a 2,3 miliardi di euro in un orizzonte temporale di 30 anni. La presentazione dei risultati ha stimolato un dibattito coinvolgendo esperti, clinici, economisti e rappresentanti delle istituzioni. L’obiettivo è ampliare la platea dei candidati alla prevenzione secondaria, e promuovere un impegno condiviso nella lotta al cancro. In Italia, si contano circa 44.000 nuovi casi di tumore al polmone, con una prevalenza di 30.000 casi negli uomini. Dati che si collocano al terzo posto nella classifica delle neoplasie più frequenti in Italia, subito dietro tumore del seno e tumore del colon retto.

 

Statistiche

Nel mondo, ha ricordato Maria Rita Montebelli nell’introdurre i lavori della conferenza, si registrano oltre 2 milioni di casi di tumore al polmone, con 1,8 milioni di esiti infausti. La prognosi, fino a poco tempo fa, prevedeva una sopravvivenza a cinque anni limitata al 16%. Le percentuali di sopravvivenza variano moltissimo in base allo stadio della malattia. Si passa da una sopravvivenza del 60% nei tumori localizzati allo stadio iniziale, al 7% di sopravvivenza se il tumore viene diagnosticato in fase metastatica. Insomma, prima si scopre la lesione meglio è, perché oltre alla chirurgia anche l’oncologia può esprimere tutto il potenziale. La lotta al fumo rimane una priorità assoluta per la prevenzione primaria. Ma c’è un altro obiettivo cruciale: la diagnosi tempestiva. Sorprendentemente, tre persone su quattro con tumore al polmone in stadio iniziale sono asintomatiche. Spesso, la malattia viene scoperta quasi per caso durante una radiografia o una tac eseguita per altri motivi. La risposta a questo punto è chiara: lo screening sulla popolazione a rischio elevato. Gli esperti hanno motivato la validità di uno screening specifico per i forti fumatori, condotto attraverso la tac polmonare a basse dosi. Ma c’è una domanda che arriva puntuale: quanto costa tutto questo? E quanto è efficace? In termini finanziari, va previsto un investimento iniziale nel primo anno (legato anche all’organizzazione della rete di controlli con la tomografia toracica a basse dosi) pari a circa 80 milioni di euro, importo che sarebbe però più che compensato dai risparmi pari a circa 180 milioni di euro già al primo anno. Infine, dobbiamo vincere la ritrosia, detta anche screening fobia. Molti hanno timore dei controlli, si sottraggono alle chiamate, ma abbiamo il dovere di avvicinare le persone ai test, convincendole dell’importanza della prevenzione. In altri termini, lo screening del tumore al polmone è un passo fondamentale verso una gestione più efficace e sostenibile della malattia. Dobbiamo abbracciare questa opportunità e lavorare insieme per salvare vite e migliorare la salute di tutti.

 

Governo e Parlamento

L’onorevole Ugo Cappellacci, in un messaggio in apertura della conferenza, ha ribadito che i politici hanno il dovere dell’ascolto. “Dobbiamo cambiare il paradigma che considerava la prevenzione come una spesa. Gli screening – ha detto – rappresentano il migliore investimento: riducono la mortalità, consentono trattamenti meno invasivi e migliorano la qualità di vita. Ogni euro speso negli screening offre un ritorno in termini di efficienza”. “Gli screening consentono di giocare d’anticipo sulla malattia e sulle conseguenze. Per questo è fondamentale recuperare i ritardi accumulati durante la pandemia. “Una delle misure su cui Governo e Parlamento stanno lavorando è lo smaltimento delle liste d’attesa – ha scritto l’onorevole Cappellacci, presidente XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati – con un provvedimento importante a favore dei diritti dei cittadini. La missione è, inoltre, quella di ampliare l’offerta di screening ad ambiti prioritari come quello del tumore al polmone, grazie all’azione comune avviata a livello europeo e che vede anche l’Italia protagonista. In Commissione abbiamo svolto una serie di audizioni sul Piano Europeo Contro il Cancro, da cui una volta di più, emerge che impiegare nuove risorse a favore della salute non va considerato una spesa, ma il migliore investimento e la migliore riforma che si possa attuare”.

 

Testimonianze

“Il modello elaborato dimostra che la promozione di uno screening della popolazione ad alto rischio per il carcinoma polmonare è una politica di sanità pubblica sostenibile anche da un punto di vista finanziario”, ha affermato Federico Spandonaro, professore aggregato all’Università di Roma Tor Vergata e presidente del comitato scientifico C.R.E.A. Sanità. “Parallelamente alla lotta al tabagismo, è prioritario favorire l’accesso allo screening ai soggetti ad alto rischio cioe fumatori o ex forti fumatori sopra i 50 anni. Le società scientifiche internazionali e la Commissione Europea – ha Giulia Veronesi, direttrice del programma di chirurgia robotica toracica dell’Ospedale San Raffaele di Milano – stanno già andando in questa direzione e raccomandano, per questi soggetti un monitoraggio adeguato, con regolari TAC al torace a basso dosaggio. Quando il tumore al polmone viene diagnosticato e trattato in fase precoce con chirurgia e farmaci si possono raggiungere tassi di sopravvivenza a 5 anni intorno all’80%. Per questo, investire in un programma strutturato di screening polmonare è oggi più cruciale che mai, perché consente un guadagno di vita di oltre 7 anni a fronte di un risparmio economico per il sistema sanitario nazionale”. “Quello presentato oggi sul tumore del polmone – commenta Francesco Perrone, presidente AIOM – è un progetto molto interessante e ha il potenziale per essere applicato anche ad altri screening oncologici, fornendo uno strumento di grande valore per guidare le politiche sanitarie”. “L’interessante dibattito – ha sottolineato infine Federico Pantellini, Medical Lead Roche Italia – si inserisce nell’ambito del programma LungLive, promosso da Roche per ridefinire insieme il tumore al polmone, puntando su prevenzione primaria, screening e innovazione terapeutica fin dalle fasi precoci di malattia”. Per la cronaca, il progetto di screening del tumore del polmone tramite tac a basse dosi è stato implementato con il supporto di un board scientifico composto da Giulia Veronesi (Ospedale San Raffaele, Milano) con Roberto Ferrara (Università Vita-Salute, Milano) e Paolo Graziano (Istituto di Ricerca Casa Sollievo, San Giovanni Rotondo, Foggia).

 

Linee guida American Cancer Society

Gli screening nei soggetti considerati a rischio elevato per il tumore al polmone si basano su specifici criteri che identificano le persone più suscettibili a sviluppare la malattia. Ecco alcuni dei principali punti da considerare:

  • Fumatori incalliti: Le persone che hanno fumato per molti anni o che attualmente fumano sono considerate a rischio elevato. Solitamente, si considera un pacchetto-anno come criterio: un pacchetto-anno equivale a fumare una media di 20 sigarette al giorno per un anno. Ad esempio, una persona che ha fumato 20 sigarette al giorno per 20 anni avrebbe un rischio elevato (20 pacchetti-anno).
  • Età: L’età è un fattore importante. Gli individui di età superiore ai 55 anni sono spesso considerati a rischio elevato.
  • Familiarità: Se un parente di primo grado (genitore, fratello o figlio) ha avuto il tumore al polmone, si può essere considerati a rischio elevato.
  • Ambiente e lavoro: Lavorare in ambienti con elevate concentrazioni di sostanze come l’amianto o il radon può aumentare il rischio, anche vivere stabilmente in aree gravate da forte inquinamento atmosferico è una variabile da considerare.
  • Storia clinica: alcune condizioni patologiche, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) o la fibrosi cistica, possono aumentare il rischio di sviluppare il tumore al polmone. Le persone che hanno avuto altri tipi di cancro, come il cancro alla vescica o al seno, potrebbero essere considerate a rischio anche per il polmone.
  • Indicazioni allo screening con la TAC tocacica a basse dosi. Questo esame consente di rilevare lesioni polmonari in fase iniziale, quando le possibilità di trattamento efficace sono maggiori. Tuttavia, è bene discutere con il proprio medico per valutare se lo screening è appropriato sulla base dei criteri individuali e dei fattori di rischio specifici.