Sclerosi multipla, da evobrutinib a cladribina, l’impegno di Merck in neurologia

Evobrutinib, inibitore della tirosin-chinasi Btk in fase di sviluppo clinico, continua a mostrare risultati incoraggianti nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente. Secondo i risultati presentati al congresso Ectrims-Actrims a Milano, i pazienti trattati hanno registrato finora un basso tasso annuale di recidive, una elevata percentuale di soggetti studiati ha mostrato una stabilizzazione del quadro, senza […]

Evobrutinib, inibitore della tirosin-chinasi Btk in fase di sviluppo clinico, continua a mostrare risultati incoraggianti nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente. Secondo i risultati presentati al congresso Ectrims-Actrims a Milano, i pazienti trattati hanno registrato finora un basso tasso annuale di recidive, una elevata percentuale di soggetti studiati ha mostrato una stabilizzazione del quadro, senza evidenze di peggioramento. Inoltre, lo studio ha dimostrato miglioramenti statisticamente e clinicamente significativi nella qualità della vita, nella salute mentale e nella vitalità, fattori strettamente legati alla fatica fisica.

 

Jan Klatt, vicepresidente Merck, ha dichiarato che i dati depongono per un profilo di sicurezza ed efficacia prolungata di evobrutinib, nonché la sua capacità di ridurre la fatica, un sintomo comune e invalidante. Klatt ha anche evidenziato il potenziale beneficio sullo smoldering, un fattore precedentemente sottovalutato che contribuisce alla progressione della malattia.

 

Lo studio di estensione di fase II Ole in corso ha dimostrato un’efficacia e una sicurezza durature nel trattamento con evobrutinib per cinque anni, con l’87,1% dei pazienti che non ha evidenziato un peggioramento clinico al termine dei cinque anni. Lo studio ha inoltre mostrato un basso tasso complessivo di recidive annualizzato, pari allo 0,11. Nel complesso, i risultati suggeriscono un beneficio durevole. Come inibitore Btk somministrato per via orale altamente selettivo e capace di attraversare la barriera emato-encefalica, evobrutinib ha inoltre dimostrato un impatto su biomarcatori precoci di infiammazione centrale in corso, associati alla progressione della malattia, tra cui il volume delle lesioni in espansione lenta e i livelli di catena leggera del neurofilamento nel sangue.

 

Venticinque anni di ricerca

“L’impegno nella lotta contro la sclerosi multipla, da parte nostra, ha radici che risalgono a un quarto di secolo fa. Uno dei risultati più eclatanti è la cladribina, una molecola che sta cambiando il modo in cui i pazienti affrontano la sclerosi multipla”. Così si esprime Jan Kirsten, amministratore delegato della divisione Healthcare di Merck Italia. “La sclerosi multipla – ha sottolineato nel corso del congresso Ectrims Actrims – è una malattia che rende difficile la quotidianità nei pazienti. Tuttavia, grazie alla cladribina in compresse, questa situazione sta cambiando. Il farmaco va assunto per sole due settimane, una volta all’anno, per un totale di due anni. Per il resto del tempo, quattro anni in totale, i pazienti possono smettere di preoccuparsi. Questa innovazione restituisce la libertà di gestire la propria vita, specialmente nei giovani”.

 

Merck continua a portare avanti la ricerca con grande determinazione. Uno dei nuovi farmaci tanto attesi, dicevamo sopra, si chiama evobrutinib, un inibitore con un doppio meccanismo d’azione: da un lato riduce le lesioni che causano le ricadute, mantenendole costanti per cinque anni; dall’altro, riduce la progressione silente della malattia.

 

Kirsten ha sottolineato l’importanza di intervenire anche durante le fasi silenziose della malattia. Questa fase deve essere arginata, diversamente le difficoltà motorie sono destinate a peggiorare anche prima che si manifesti la successiva ricaduta.

 

Un particolare rilievo viene dato al fatto che l’Italia ha contribuito allo sviluppo del primo farmaco contro la sclerosi multipla, l’interferone beta-1a, lanciato 25 anni fa, ed è ancora oggi una importante opzione terapeutica. Questo rende ancora più rilevante il fatto che il congresso Ectrims si svolga quest’anno a Milano, in Italia.

 

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L’impegno di Merck Italia nella lotta contro la sclerosi multipla è un esempio di come la ricerca possa fare la differenza in neurologia. Dall’interferone alla cladribina, e prossimamente con evobrutinib, i pazienti con sclerosi multipla hanno accesso a trattamenti innovativi che cambiano radicalmente la prospettiva sulla malattia.