Ha preso il via da Milano il “tram della sensibilizzazione”, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sulla diffusione subdola dell’epatite C e invitare a sottoporsi ai test quanti ancora sono in attesa di aderire allo screening. Questa iniziativa fa parte della campagna promossa da Gilead Sciences, che ha come traguardo principale la prevenzione. Secondo una ricerca condotta da AstraRicerche, solamente il 20% degli italiani dichiara di conoscere bene l’epatite C, e solo 4 su 10 sono consapevoli del fatto che oggi questa malattia è curabile, totalmente eradicabile. Tuttavia, l’informazione corretta gioca un ruolo fondamentale nell’aumentare la propensione delle persone a sottoporsi agli screening: secondo lo studio, la volontà di sostenere il test passa dal 29,6% al 45,5% una volta che le persone vengono informate in modo adeguato. Questa iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di lotta alle epatiti, con l’obiettivo di contribuire al raggiungimento dell’obiettivo dell’Oms di eradicare la piaga dell’ HCV entro il 2030 grazie alla profilassi e all’impiego di antivirali ad azione diretta, nei casi selezionati. È quindi fondamentale che ognuno di noi si informi correttamente sull’epatite C e si sottoponga regolarmente al test di screening, in modo da poter diagnosticare precocemente la malattia e iniziare tempestivamente il percorso di cura. Solo attraverso l’informazione e la prevenzione possiamo contrastare efficacemente questa patologia e lavorare insieme per eliminare l’epatite C entro il prossimo decennio.

 

Test

L’iniziativa promossa da Gilead Sciences ha ottenuto il patrocinio di varie associazioni pazienti e società scientifiche, tra questa citiamo Anlaids Sezione Lombarda ETS, Anlaids Onlus, EpaC – ETS, Associazione Milano Check Point, Cooperativa Sociale Open Group Bologna, Plus Roma, Fondazione Villa Maraini – CRI, AISF (Associazione Italiana Studio del Fegato), SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie), SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali), Città Metropolitana di Milano. Clinici, rappresentanti del volontariato e delle istituzioni per fare il punto sullo stato attuale della lotta all’epatite C hanno preso parte alla presentazione in coincidenza con l’avvio del congresso EASL di Milano, il più grande evento europeo nell’ambito delle malattie del fegato. L’epatite C è una patologia che può colpire silenziosamente per decenni, danneggiando progressivamente il fegato e portando a gravi conseguenze come la cirrosi e il tumore. Per questo è fondamentale informarsi e fare il test per individuare precocemente la presenza del virus. Come sottolinea Stefano Fagiuoli, Direttore Unità Complessa di Gastroenterologia, Epatologia e Trapiantologia presso l’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e docente presso l’Università Milano Bicocca, “è importante aumentare la consapevolezza sulle modalità di trasmissione del virus e promuovere programmi di screening gratuiti per la popolazione”. In particolare, Fagiuoli raccomanda di estendere l’attuale programma di screening dell’epatite C ai nati tra il 1969 e il 1989 a tutta la popolazione, poiché investire in uno screening di massa permetterebbe di ridurre i costi economici e sanitari in breve tempo, migliorando la qualità di vita delle persone e riducendo il carico di malattia e mortalità.

 

Precauzioni

Il virus HCV si trasmette principalmente attraverso il contatto con sangue infetto, quindi è importante evitare la condivisione di oggetti personali come rasoi, spazzolini da denti o strumenti per la manicure, nonché pratiche a rischio come lo scambio di aghi o siringhe non sterili, tatuaggi eseguiti con strumenti non adeguatamente sterilizzati. Anche chi ha subito trasfusioni di sangue prima degli anni Novanta è a rischio di infezione. Una ricerca ha rivelato che solo una persona su dieci considera l’eventualità di una esposizione al rischio di epatite C, con una falsa percezione che porta molti a credere che solo specifici gruppi di persone siano a rischio. La maggior parte degli intervistati ha indicato i tossicodipendenti per via iniettiva come il gruppo più esposto alla malattia, seguito da persone che hanno ricevuto trasfusioni o trapianti d’organo e da alcolisti. La realtà tuttavia è più complessa, e può riservare delle sorprese. “Il dato che emerge da questa ricerca è molto significativo – commenta Ivan Gardini, Presidente di EpaC ETS – poiché evidenzia come la corretta informazione possa aumentare in maniera esponenziale la propensione delle persone a sottoporsi al test per l’epatite C. Questo è il motivo per cui sono fondamentali le campagne di sensibilizzazione”. Solo una minoranza degli italiani associa i tatuaggi e i piercing al rischio di contrarre l’epatite C, mentre la percentuale diminuisce ulteriormente per le pratiche estetiche. Questi dati evidenziano la necessità di informare meglio la popolazione riguardo ai reali rischi di contrarre l’epatite C e di promuovere la prevenzione attraverso comportamenti consapevoli. Coloro che si sottopongono a trattamenti con strumenti che prevedono microtraumatismi con lesioni o incisioni dovrebbero assicurarsi che vengano utilizzati strumenti sterili e rispettare tutte le norme igieniche necessarie per evitare qualsiasi tipo di contagio potenziale. Inoltre, è importante sensibilizzare la popolazione sull’importanza di testarsi regolarmente per l’epatite C, in modo da individuare precocemente eventuali casi e prevenire la diffusione della malattia. La scarsa informazione contribuisce anche alla diffusione di stigma e pregiudizi nei confronti delle persone affette da epatite C. “È preoccupante constatare che ancora oggi esistono falsi miti e paure legate a questa malattia – afferma Carmen Piccolo, Direttore Medico di Gilead Sciences Italia –. È fondamentale lavorare insieme alla comunità scientifica e alle Associazioni di pazienti per combattere queste false credenze e garantire a tutti l’accesso a diagnosi e terapie efficaci”. La collaborazione tra le varie parti coinvolte è essenziale per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e per creare un mondo senza epatite C. “Invito tutte le persone con un profilo a rischio a sottoporsi al test diagnostico – conclude Carmen Piccolo –, solo così potremo sconfiggere definitivamente questa malattia e garantire a tutti un futuro più sano e sicuro”.