Secondo un comunicato diffuso in occasione del mese della consapevolezza sui tumori ematologici e con il patrocinio della Fondazione Gimema, della Fondazione Italia Linfomi e del Favo, Gruppo Neoplasie Ematologiche, il 47% del tempo di lavoro di degli ematologi è attualmente devoluto a compiti burocratici. Questo particolare ha scatenato un acceso dibattito sull’impatto di tanta burocrazia sulla qualità delle cure e sull’aggiornamento professionale dei medici.

 

L’indagine indipendente condotta da ISHEO (Integrated Strategies for Health Enhancing Outcomes) e La Lampada di Aladino ha messo in luce una realtà spesso sottovalutata. Nonostante i progressi nelle opzioni terapeutiche per le leucemie, i linfomi e il mieloma, il tempo prezioso dei medici ematologi è sempre più spesso assorbito da compiti amministrativi e burocratici. Questo significa meno tempo da dedicare ai pazienti e alle attività di ricerca, aggiornamento e confronto, mettendo in discussione l’efficienza dell’intero sistema sanitario.

 

Ogni anno in Italia, più di 30.000 nuovi casi di malattie del sangue vengono diagnosticati, e grazie all’introduzione di terapie innovative, la prognosi è migliorata significativamente.

 

Silvia Della Torre, Dirigente Medico di Oncologia presso l’ASST Rhodense di Milano e Presidente del Comitato Scientifico de “La Lampada di Aladino,” ha sottolineato che un medico oggi si ritrova a dedicare molto più tempo a mansioni lontane dalla pratica clinica, un tempo che è sottratto alla presa in carico del paziente, alla ricerca, all’aggiornamento e al confronto, con possibili ripercussioni sui percorsi di cura e sull’efficienza del sistema.

 

È essenziale che le autorità sanitarie e le istituzioni prevedano politiche e misure volte a semplificare le procedure amministrative, e consentire ai medici di concentrarsi sulla loro principale missione: curare i pazienti.