Importanti novità da Johnson & Johnson sono venute in occasione dell’ultima Digestive Disease Week tenutasi a Washington per il trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), che in Italia colpiscono circa 250 mila persone. Guselkumab, il primo anticorpo monoclonale completamente umano diretto selettivamente contro la subunità p19 dell’IL-23, si è dimostrato una terapia efficace e sicura sia nella colite ulcerosa sia nella malattia di Crohn. Il farmaco è già disponibile in Italia per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a severa in pazienti adulti candidabili ad una terapia sistemica e dell’artrite psoriasica attiva in pazienti adulti che hanno avuto una risposta inadeguata o che hanno mostrato intolleranza a una precedente terapia con farmaci antireumatici modificanti la malattia.

 

Si legge nei report che lo studio di mantenimento di fase 3 QUASAR randomizzato, in doppio cieco, ha valutato due diversi regimi di trattamento con guselkumab per via sottocutanea in pazienti adulti con colite ulcerosa da moderata a severa: 100 milligrammi ogni 8 settimane e 200 milligrammi ogni 4 settimane. Secondo i dati presentati al congresso, in entrambi i gruppi di trattamento con guselkumab sono stati raggiunti sia l’endpoint primario dello studio, cioè la remissione clinica alla settimana 44, sia tutti e nove gli endpoint secondari maggiori, con elevata significatività statistica e miglioramenti clinicamente rilevanti.

 

Gli studi GALAXI 2 e 3 sono due studi di fase 3 di 48 settimane dal disegno sperimentale identico che hanno valutato invece l’efficacia e la sicurezza di guselkumab, rispetto al placebo e ustekinumab, in pazienti adulti con malattia di Crohn da moderata a severa che avessero fallito o fossero intolleranti alla terapia convenzionale (immunosoppressori o corticosteroidi) biologica (antagonisti del TNF o vedolizumab). Per entrambi gli studi è stato adottato un disegno treat-through, nel quale i pazienti nei bracci di trattamento attivo hanno continuato ad assumere la terapia alla quale erano stati inizialmente randomizzati, indipendentemente dalla risposta clinica alla settimana 12, fatta eccezione per il gruppo di non-responder del braccio placebo, che è passato al trattamento con ustekinumab in cieco. In ciascuno dei due studi, gli endpoint co-primari erano la risposta clinica alla settimana 12 e la remissione clinica alla settimana 48, così come la risposta clinica alla settimana 12 e la risposta endoscopica alla settimana 48, mettendo a confronto ciascun regime di dosaggio con il placebo.

 

«I risultati di questi studi – ha commentato Silvio Danese, ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – sono incoraggianti per tutti quelli che continuano a sperimentare i sintomi persistenti e debilitanti delle MICI. Guselkumab si è dimostrato una terapia promettente, potenzialmente capace di indurre una rapida e sostenuta efficacia e di portare a una remissione duratura, sia nella colite ulcerosa sia nella malattia di Crohn, grazie al suo meccanismo d’azione mirato all’IL-23. L’efficacia dimostrata da questa molecola in termini di remissione della malattia e di miglioramento clinico rappresenta il tipo di progresso che ci aspettiamo dallo sviluppo di nuovi trattamenti per le MICI sia in linee precoci, sia in linee più avanzate».

 

A maggio 2024, J&J ha presentato all’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) una richiesta di estensione di indicazione per guselkumab nel trattamento di pazienti adulti con malattie infiammatorie croniche intestinali nelle forme da moderate a severe. Inoltre, a marzo dello stesso anno, Johnson & Johnson ha presentato una richiesta di licenza biologica supplementare alla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti per ottenere l’approvazione di guselkumab per il trattamento di adulti con colite ulcerosa da moderata a severa.

 

In Europa sono quasi due milioni le persone che convivono quotidianamente con i sintomi persistenti e debilitanti della malattia di Crohn. A questi si aggiungono gli oltre due milioni di pazienti con colite ulcerosa. «È da lì che nasce il nostro impegno nel portare avanti la ricerca nel campo delle MICI, con l’obiettivo di migliorare gli standard di cura, garantendo una continua evoluzione delle soluzioni terapeutiche», aggiunge Ludovic de Beaucoudrey, primo immunologo di Johnson & Johnson Innovative Medicine. «Il nostro programma GALAXI di fase 3 comprende due rigorosi studi indipendenti che dimostrano il potenziale di guselkumab per le persone con malattia di Crohn da moderata a severa, dove ci sono ancora notevoli bisogni insoddisfatti. Allo stesso modo, lo studio di mantenimento di fase 3 QUASAR risponde alla necessità di offrire nuove opzioni terapeutiche ai pazienti che affrontano le sfide della colite ulcerosa».