Ambiente, spillover e cambiamenti climatici assillano i medici

I cambiamenti climatici assillano i medici per gli effetti immediati che possono determinare sull’organismo umano, ma anche per le conseguenze che andranno a delineare in prospettiva futura. Traffico, allevamenti, scarichi industriali e rifiuti domestici, in una parola l’inquinamento nelle sue espressioni più disparate, sono variabili che sconvolgono la natura, ammorbano l’atmosfera, determinano siccità, deforestazione, e al […]

I cambiamenti climatici assillano i medici per gli effetti immediati che possono determinare sull’organismo umano, ma anche per le conseguenze che andranno a delineare in prospettiva futura. Traffico, allevamenti, scarichi industriali e rifiuti domestici, in una parola l’inquinamento nelle sue espressioni più disparate, sono variabili che sconvolgono la natura, ammorbano l’atmosfera, determinano siccità, deforestazione, e al tempo stesso innalzamento del livello dei mari per via dello scioglimento dei ghiacci, carestie, dissesti geologici, calamità sempre più evidenti, come si è visto in questi giorni con l’immane colata di fango che si è riversata sul centro abitato di Casamicciola, nell’Isola d’Ischia provocando morti, feriti e devastazioni.

 

Pandemie e calamità naturali

Ultimo, ma non meno rilevante come emergenza da prendere in considerazione in questo domino planetario, è il rischio spillover, agenti patogeni che per effetto di un salto di specie fuoriescono dal serbatoio animale per infettare il genere umano, fenomeno all’origine delle pandemie, come si è visto ultimamente con il Covid-19. Proprio qui si sono innestate le note polemiche intorno alle modalità di somministrazione della (provvidenziale) vaccinazione, offerta alla collettività. La salubrità ambientale è dunque un tema scottante, lo rilanciano in questi giorni due iniziative per certi versi parallele, una indagine condotta e pubblicata da Univadis Medscape Italia, e un appello alle istituzioni lanciato dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima).

 

Indagine Univadis Medscape Italia

“Volevamo capire quali sono le problematiche etiche e sociali che preoccupano maggiormente la classe medica italiana – spiega la manager Daniela Ovadia di Univadis Medscape Italia, promotrice del report – per questo abbiamo interpellato un campione di 1.393 professionisti (711 uomini e 483 donne) prevalentemente dai 45 anni in su”. Al primo posto figurano le note preoccupazioni per il cambiamento climatico, a seguire le possibili ripercussioni dovute a diseguaglianze in salute e le diatribe sulle vaccinazioni. “In particolare il 62% del campione della nostra indagine è convinto che il cambiamento climatico abbia un effetto sui pazienti – continua la dottoressa Ovadia – purtroppo, a differenza di patologie che hanno un chiaro riscontro epidemiologico come le infezioni da coronavirus, il personale sanitario fatica a tracciare in modo accurato l’impatto dell’emergenza legata alle ricadute del surriscaldamento del pianeta Terra sulla nostra salute, ma sono diverse le figure in ambito scientifico che testimoniano di aver toccato con mano gli effetti fisici e mentali che i cambiamenti climatici stanno avendo sui malati e sulla comunità”.

 

Appello per la medicina ambientale

Regioni e aziende sanitarie sono a corto di personale e di strumenti per realizzare compiutamente il Sistema Nazionale di Prevenzione “Salute, Ambiente e Clima” (SNPS). Un appello al per un programma di verifica e rilettura sanitaria del dato ambientale è stato lanciato da Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e docente all’Università di Milano, intervenuto al convegno 10×10 organizzato da Motore Sanità per presentare una serie di proposte al nuovo Governo da realizzare nei primi 100 giorni di legislatura. “Ammonta a 500 milioni di euro – ha spiegato Miani – la dotazione prevista dal PNRR per l’istituzione di un Sistema Nazionale di Prevenzione “Salute, Ambiente e Clima” (SNPS), il cui compito è la prevenzione ed il controllo dei rischi sanitari associati in modo diretto e indiretto a esposizioni ambientali e cambiamenti climatici. Una piccola rivoluzione sul fronte della tutela della salute pubblica che, tuttavia, rischia di trasformarsi in un flop, mandando in fumo mezzo miliardo di euro di fondi pubblici. Solo alcune Regioni italiane si sono dotate di regolamenti che prevedono Unità Operative che si occupino specificamente delle problematiche Ambiente-Salute. Eppure i nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) includono espressamente specifiche attività o programmi finalizzati alla tutela della salute a fronte di fattori di rischio presenti nell’ambiente. A completare il quadro è lo scollamento tra i monitoraggi eseguiti dal sistema ARPA e le attività di prevenzione delle aziende sanitarie, oramai prive di quelle professionalità qualificate di cui disponevano prima del referendum del 1993 che le ha private di competenza in tema ambientale.