«E MO’ ce se mette pure er Codacons a rompe li…». Il cronista evita di riportare per intero la frase dell’anziano simpatizzante del Pci/Pds/Ds/Pd davanti alla sede di via dei Giubbonari a Roma. Che è «storica». Che sta nel «centro storico»: a due passi da Campo de’ Fiori; a cento metri «dar filettaro», dove si mangiano filetti di baccalà fritti da urlo; zeppa di trattorie dove ci si commuove con generose porzioni di cacio e pepe. Già, anche l’associazione dei consumatori per eccellenza non si fa commuovere: il Pd se ne deve andare da quella sede. È moroso. Infieriscono i candidati a sindaco Alfio Marchini («avete arretrati per 180mila euro») e la grillina Virginia Raggi: «Sgomberare sede Giubbonari – telegrafa – se necessario. Gli spazi sociali da preservare sono altri».

LA DISPOSIZIONE del Tar del Lazio, dunque, non provoca i consueti «attestati di solidarietà» delle altre forze politiche. Anzi. Chi non ci sta, invece, è Giulia Urso, segretaria del circolo Pd: «Il ricorso – scandisce – è sicuro. Siamo pronti a resistere allo sgombero». Urso parla poi anche di «soldi» che stanno arrivando da «tutta Europa». Poi, la butta sul sociale: «A Roma si stanno susseguendo sgomberi che non tengono conto del tessuto cittadino». E ancora: «Noi abbiamo già dato 25mila euro per dimostrare che vogliamo mettere a posto la nostra situazione». Insomma, non sarebbe una questione di soldi (ancora la Urso: «Li troviamo»), ma la vicenda, nata da uno dei numerosi casi di immobili di pregio dati praticamente gratis a partiti e enti vari, non porta unità nemmeno nello stesso partito: «Mi spiace – afferma Patrizia Prestipino della direzione nazionale del Pd, renziana di ferro e segretaria del circolo Eur-Laurentino –. Ma evidentemente via dei Giubbonari era virtuosa, epperò morosa…». Il riferimento è alla famosa inchiesta di Fabrizio Barca che non mise la sede di via dei Giubbonari nella lista nera dei circoli da chiudere perché ‘inquinati’ o ‘irregolari’ (tra questi c’era invece quello della Prestipino). A proposito di Barca: l’esponente del Pd è stato ricevuto a Palazzo Chigi. C’è chi dice perché in procinto di entrare nella squadra di governo. C’è chi dice per parlare proprio della sede Pd, di cui è membro del direttivo.

DI SICURO, la vicenda, al di là dei risvolti legali e di cronaca, ribadisce ancor più la fine della forma-partito modello Novecento. Come documentato dal nostro giornale mercoledì, il Nazareno si prepara a rivoluzionare l’organizzazione con accorpamenti, snellimenti, uso massiccio di Internet, «nuovo radicamento» e via dicendo (un solo esempio: la storica sede di viale Mazzini, quella di Massimo D’Alema e Matteo Orfini, non ha più sede da anni, è stata accorpata alla popolare Trionfale). Siamo lontanissimi da quel 1946, quando l’ex Casa del Fascio di via dei Giubbonari fu intitolata a Guido Rattoppatore, operaio del quartiere fucilato dai nazisti a Forte Bravetta. Come testimonia la targa che ancora resiste. Falce, martello e stella. Scritta rossa su pietra grezza. Lì, dove sono passati tutti i dirigenti del fu Pci.